
Motivo
Sequenza di nomi eloquenti tendenti a splendore, poesia
è questo
e questo
e questo
E ciò che giunge a me in qualità di innocenza oggi
che esiste
perché esisto
e perché il mondo esiste
e perché tutti e tre possiamo correttamente cessare di esistere.
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Nella nebbia
Nella nebbia razza della nostra razza domicilio
della mancanza di convinzione dei nostri fantasmi
dai gendarmi fino alle ipotesi più azzardate
fino ai mandorli costretti a presagire il futuro della nostra Europa
la nostra Europa e quella dei diplomatici
che subordinano i fiori alle segrete inclinazioni della nostra pelle
serbando un equilibrio esente da oziosità
occidente bell’occidente
prima che il sole trovi la maschera che cerca
tra i rami che già si china a raccogliere
L’uomo è la più bella conquista dell’aria
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Lentezza della mia follia
Un piede dell’ombra rassegnato ad emettere dei fiori
più pesante di un dizionario aperto alla parola tartaruga
la note
lo spessore di un sentimento che incomincia a essere condiviso
i fili della conversazione da cui pendono le mie mani
la pioggia
la mia testa stillante lunghi gufi
è tutto
intessuto
ah! e le spighe di certi riflessi

I testi, scritti in francese e spagnolo, sono tratti da Versiòn celeste (Versione celeste), Einaudi, Torino 1969, con introduzione e traduzione di Vittorio Bodini. Juan Larrea (Bilbao, Spagna, 1895 – Cordoba, Argentina, 1980) è l’appartato e misconosciuto fondatore del Surrealismo spagnolo. Versione celeste, pubblicato per la prima volta nel 1969, raccoglie il corpus integrale delle poesie.
