
Può essere che la poesia sia un linguaggio sospeso, innalzato simbolicamente come il serpente di rame, infine innalzato da vivo, esso medesimo, come destino del messia, non per rappresentare l’accaduto, ma per esserne il grido? C’è, nella natura della poesia, una passività intrinseca. una conoscenza senza la distrazione dell’agire, un sapere inciso sulla pagina di cristallo?*

*Angelo Lumelli, Le poesie, Edizioni del Verri, 2020, p. 137.

Una poesia per palati fini, da leggere e rileggere. Grazie Marco. Come sempre. E condoglianze per la perdita dell’amico.
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