Grafico di un’assenza*

Le tempeste di settembre
che neppure la mente ferma
che assaltano iI cuore
che neppure la ringhiera ferma
ringhiera che si fa ruggine
e rinasce
nella fiamma dei colori
sette negativi cielo gonfio
che la finestra inquadra
io mi cancello
nella cassetta dell’88
cerco immagini di movimento
con le dita con il pianto;
uccelli sopra la scena di un rogo
hanno un blu
hanno otto ombre
rialzo la retina
solo quando la penna è in tempesta
**
Ho ancora visioni nell’erba
nell’unico filo che mi guida,
spalla curva sole negli occhi,
troppa fretta di onda alta,
gente ai tavoli – discorsi –
vento tiepido come fosse estate,
schiena nella tregua
dicembre, ragazza remota,
guardo un niente, cose da fare,
poi mia l’ombra, mio l’inverno.
**
Nome non capito
indirizzo non capito
fiume contro la sua stessa foce
più lampioni e più notte
barca che c’è e non c’è
e poi un nulla
come il nulla
delle dodici e venti
dentro un paese di vento
due si nutrono
lì dove nessuno passeggia
toccando il cappotto
la mano che tende
**
È martedì, è inverno:
ci sono morti,
ci sono nomi.
Voci di radio.
Inizio o fine oppure occhi
in mezzo che rimangono
occhi perduti,
hanno da tre anni la veglia,
fanno svolte dentro labirinti,
lo stesso volto
che arriva
al buio aperto nella bocca.
**
Osservo una nube, un tradimento
che abilmente si compie,
segni,
lenta battaglia che apre i fiori,
nel mese solenne
che alterna morti
sento un margine,
sento pioggia,
voci, aprendo.
**
Negi ultimi lampi
tengo la testa,
nelle stelle
dove qualcuno detta,
quando scattano interruttori, voci
e c’è un crollo,
mirato,
agli occhi.
**
Scelgo quel giorno
di frastuono e mezzo cielo,
adattandomi a raffiche,
cieche e precise raffiche,
ospitando passaggi,
acqua di una tempesta remota,
un volto amato
e tutti i suoi tratti
in questa nebbia,
oggi forma di collera.

*Testi apparsi in: La Nuova Poesia Ligure, I Quaderni. Società letteraria Rapallo, 1996.
