PAGES NOUVELLES. Edmond Jabès

Pages Nouvelles*

Ciò che nuota ha l’età dell’acqua.

Ciò che respira ha l’età dell’aria.

Ciò che svanisce ha l’età del tempo.

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A cosa può ricorrere il dolente corpo, ansioso d’attirare su di sé la nostra attenzione, se non esternare l’immagine della sua sofferenza?

E l’anima?

L’anima che soffre non può mostrare nessuna immagine.

Fa soffrire e soffre sola.

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In mezzo alle sabbie, o solitudine della sorgente!

Dio è solo – diceva il saggio: è la mia anima, è il pozzo.

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Oh, insospettata triistezza dei lunghi fiumi impavidi.

Abbagliato lo zampillo via via smarrisce il senso della sua convincente potenza.

Beffato nel suo orgoglio altro non diventa che una forza addomesticata dall’uomo.

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Moriamo di ciò che ci riduce.

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Macchie e imperfezioni: miserie del diamante.

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Non domandare all’oceano di indicarti la strada.

Chiedila alla canna che l’ha perduta.

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Come si considera il getto di una sorgente, così si valuta il flusso della sua parola. Bisogna ridurla per non inaridirla.

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Diceva «un rumore d’aceto». Questo mi era parso curioso al principio, poi mi sono abituato, a poco a poco, a questa espressione senza comprenderla meglio. Non mi succede qualche volta di dire «Un silenzio d’olio?». Egli aggiungeva: «Le immagini, spesso, non sono eloquenti che per coloro che le usano», L’anima è il corpo della stessa malattia.

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Il giorno è malato d’immagini. Follia, Follia. E la notte malata di oblii.

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Non c’è silenzio vero se non nel cuore dei segni.

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Fatica di dire: la malattia.

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L’inverno ha coperto di neve la mia penna.

La bianca pagina è di ghiaccio e le parole, così giovani, condannate.

Scrivere solo con le parole risorte. Con le parole della stagione alta.

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Non vedere, non sapere. Esistere..

Arrivare al termine. Poi tuffarsi.

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«Non lasciare che i malati riflettano» – scrieva ironicamente il saggio.

“Per loro la malattia viene prima d’ogni altra cosa. Ciò è l’inverso della saggezza».

«Un malato non è precipitato nella demenza a forza di credersi malato?».

«Il fatto è è che soffriva, inconsapevole, d’un’altra malattia».

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Si muore di quella morte che non ci aspettavamo.

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La malattia. Il male ha detto. Il male ardito.

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Non basta una fiamma alla gloria dell’incendio.

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Invecchiando si accorse presto che una domanda premeva sopra ogni altra, per lui: come non invecchiare?

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Dice il giorno: io esisto.

Dice la notte: chi mi vede?

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La lampada affievolisce. L’uomo reclina.

Si vela il libro. Anche il cielo.

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A patti con l’ombra.

Invecchiare pian piano.

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Soltanto l’intraducibile ha la possibilità di tradurre l’intraducibile.

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Separare il libro dal libro: una maniera per riaccendere il desiderio delle pagine.

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*I testi sono tratti dall’edizione bilingue: Edmond Jabès, Pages nouvelles, traduzione di Attilio Lolini, con una nota di Ginevra Bompiani, Taccuini di Barbablù, Siena 1990, n. 12.

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