
cathedrales consumptae en ardeise
bui portali, immanem successionem,
sfreccia cavallo giù, che a palazzo
ducale sfiora, in films fin-de-siècle,
dal centro storico, a passo d’uomo
*
quel serial killer che scese, infine,
dal fondo scena du grand théâtre
era, ora e chiaro, ein kleiner hampelmann
mia e la sua faccia, la sua storia
ma l’indagine anche, e un po’ integrando
*
su quel vecchio permesso d’ingresso
luci leggevo ancora e poi pollini
di tempo frammenti ingigantiti
tornanti ancora con l’energia
di impressionanti macchie sui muri
*
materico respiro notturno
dilata in convalli un moto lento
mare aperto o minimum vitale
di cigli lontano gong boato
dilegua nel sonno si persuade
*
ancora esilio d’un treno in costa
luci uguali schermo bianco tenebre
moto finestrini d’autostrada
oltre quel ritorno delle rocce
assente non non cessi di mancare
*
finalmente cedendo in morendo
se schegge sfuse fuoco sfinito
enfisemi fango fiasco fine
mistero piscio cenere e nuvole
ad ascoltarne e in quel che si perde
*
tra i budelli del borgo maltese
poco al riparo da un fluxus formae
a 200 km/h
per via caravaggio forma fluens
di un mio vento biologico crudo
*
nero vetro vero – nero cero
remo mare nero – zelo zero
nilo negro giro – rene tiro
timo pero ritmo – nero rito
nero ramo rima – mero mito
*
poca acqua piana pieno pianto
pasto perso piatto posto punto
piastra pianta rostro arco sbarco
sorso pialla pesto pasta porta
fusto mosto fausto fuoco furto
*
questa sera ho intravisto al tramonto
sul piazzale a mare in via marconi
un mio replicante d’otto anni
era un ragazzino sui suoi pattini
vuoto a rendere in voz abismàtica
*
i colori caldi del sonnambulo
tornano nel vuoto che riapre
discoste ombre a nascoste luci
se salvasse sé dalla catastrofe
entro cui si perdette staccandosi
*
neve in via turati a tarda sera
foto sulla città in ritorno
senza oblio, di nuovo lento vuoto
sentimento, senso infrasottile
di un day after colto in altri occhi
*
sfogliando le pagine in sequenza
di un suo brano, simile a periodes,
bande verticali ricorrenti
a rendere illeggibile il continuum
come dei possibili invisibili
*
potrebbe divincolarsi ultimo
all’ordine sospendere gli urti
in linee che ritmano luci
separare spasmi nella cenere
più sottile e involi potenziali
*
difficile risveglio in frantumi
tale demolire, ritagliare
di apatiche mura, e in una lingua
cuscino interno, a tremare, o questo
stesso tuo stormire, costruito
*
cade luce sottile, se spersa
frangi la parola, e un vuoto intorno
recide foro esca cascata
indaco cede che vibra, e al buio
ritiro innervato, incarnato

