
1
Non c’è proprio nessuno spazio. Non qui. Non ora. E quando non c’è spazio è inutile cercarlo a colpi di piccone: bisogna entrare in transe. Le porte laterali, sempre aperte, sono fatte di vento. Sono fessure rese ampie dal sogno.
Nulla è più semplice della transe: In un attimo si smette di riconoscersi e si va dove non sappiamo.
Gli orari? I treni? Materia del nulla.
Ho un istinto romanzesco. Ma serve, adesso, narrare? Gli scrittori si vantano di tessere trame borgesiane ma sono prigionieri di architetture illusionistiche, evocate in salotti eruditi.
Scrittore bastardo: non viene da nessun luogo.
2
O angeli surreali! Almeno non aveste le ali!
Penultimo di otto fratelli, Robert Walser. Si ricordano Karl, disegnatore; Ernst, malato psichico; Hermann, docente di geografia, suicida. Ma io penso a Frieda Mermet, stiratrice, la sola donna che Robert amò. Vorrei leggere le loro missive, ma non ne ho l’occasione.
I morti, non i vivi, creano spazio.
Parlo di letteratura ma, mentre ne parlo, le parole brulicano, smosse dal mio stile, come resti umani fra le macerie: inventano, gridano, fanno male.
Fogli in ostaggio? I miei, i tuoi, i loro.
3
(Primo frammento di lettera)
Mi leggerai, ma prova a non leggermi: io non scrivo a nessuno. Sai, alla perfezione, che parliamo dentro le parole e diciamo senza dire. È la nostra zona d’ombra: sarebbe crudele se ci venisse strappata.
Imparare a essere rivoltosi. Quel filo teso sulla linea delle cose.
Chi dominerà, nell’orribile inferno di ghiaccio?
4
Nietzsche, inverno 1972.
«Tutto mi si impone, io non vi rifletto oltre, tutto mi viene incontro, e il regno smisurato si semplifica nella mia anima, in in modo che, presto, possa portare a termine anche il compito più arduo. Se solo riuscissi a partecipare a qualcuno la vista e la gioia, ma non è possibile. E non si tratta di sogni, di fantasie; è un percepire la forma essenziale con la quale la natura è sempre come se solo giocasse e, giocando, producesse la molteplice vita. Se avessi tempo in questo breve lasso della vita, oserei estendere ciò a tutte le sfere della natura, all’intero suo regno. Goethe»
Cosa importa se Goethe non comprese Schubert? I geni non sanno mai riconoscersi: sentono l’altro come nemico della propria verità.
Leggere libri senza aprirli. Vederci dentro, dove si intuisce un sole.
Avremo ancora l’occasione di cercare il disegno della nostra vita senza, delusi, infilarlo sottoterra come un fiore estraneo alla luce.
L’enciclopedia dei morti è la vera Biblioteca di Babele.
