
Di Opposte verità, il nuovo libro di Annalisa Rodeghiero (MC, collana Gli insetti, 2025) scrive Pasquale Di Palmo nella bandella di copertina: «La “soglia dei disorientati”, il “fuorimondo degli scorticati” rimandano al fuoco dell’amore, e al contempo a quello della scrittura poetica». Il libro, un trittico composto da testi scritti tra il 2021 e il 2025, si presenta come un prosimetrum in versi e in prosa suddiviso in tre parti: «D’estasi e paura», “Interludio”, “Rive di vento”. Ciò che subito trafigge il lettore è la forza magnetica che sospinge le parole a sempre nuovi inizi, come un’onda che non si arresta: “Nell’accadere improvviso, “Custodite intatte le lettere”, “La vita è questo andare incontro al sole”, “Vengono dal già accaduto”, “Sarà forse un turbìnìo di neve”, “Era lo scarto d’impalpabile cenere”. “L’indugio non chiede la sua fine”, “Riposta la ritualità dei gesti”: ecco alcuni esempi. Bastano questi incipit, questi frammenti aforistici, a conferire al libro un tono di nuda potenza che mai impone un senso logico definito ma lo trova parola per parola, parola dopo parola, in un segreto soliloquio dell’anima. Ho usato il verbo “trafiggere” non a caso. Nessuna di queste composizioni è un diario lirico ma, al contrario, è il fulmineo accadere di un evento. Questa poesia rinuncia a narrarsi in modo confidenziale, crepuscolare: «Riporta la ritualità dei gesti/ in clausura d’anima/ abbandonati luoghi d’estasi// oltrepassare il ponte d’acque opache/ è chiudere le palpebre alla vita/ maceria su cui edificare altari di nebbia.// Mia incredula nel palmo verità/ che di me sa ogni disperata piega»; ma e immediatamente tragica: «Prima ci si espone alla/ rottura nel peso/ dell’invisibile a volte/ tremendo scrivere per/ riconoscere/ l’altro di, l’altro da/ noi l’attimo prima». Cioè esige l’abisso, il deserto, l’ombra.
Le “opposte verità” di Annalisa si reggono sull’energia del dubbio, che le contrappone e le raffronta, senza che ci sia né un vincitore né una verità assoluta. Per epifanie si esprime la delicata potenza di un congedo: «Lo stordimento del vivere e del/ morire è un accorrere d’organi ostinati/ / nell’inattesa foce a un passo dal nero/ l’indefinito trama sui bordi/ preme nell’ora precisa// chiede frantumazione, gesto/ e compimento».
Poesia filosofica? Appunti amorosi? Frammenti di pensiero? Forme di sentimenti? Qualcosa di inafferrabile e di effimero che passa come un vento? Non chiediamo a Opposte verità una cornice rassicurante ma un clavicembalo ben temperato sull’asse creazione/distruzione. Come scrive Laura Caccia noi, poeti, siamo qui, “ostinandoci a scalfire parole – senza mettervi fine». (M.E.)
Testi
Nell’accadere imprevisto
un futurarsi di visioni
nelle parole dell’irreversibile
la percezione vigile dal pieno
celeste e contromano qui
in sinfonia d‘intese a predisporre
fondali di vita dove ogni forma si fa.
*
Ma in quale meridiano di luce
muove quel suono, la voce
sul volto svuotato
con quale certezza avanza
libera sui bordi aderisce
vento all’erba si eleva dove
solo ciò che è presente manca.
*
Era lo scarto d’impalpabile cenere
e non la fiamma, il mistero.
Andare così verso
l’amore per quell’alone
perdurante nelle cose
a dire di noi l’essere stati
nient’altro che inafferrabile crepitìo
*
Vengono dal già accaduto
distese di tenebra e luce
l’una e l’altra al levarsi
dei polsi dalla schiena.
Sospesa non sa, la fronte
vertigine e presagio.
**
*Annalisa Rodeghiero, Opposte verità, edizioni Medusa, collana Gli insetti, a cura di Pasquale Di Palmo, Fano 2025.
