Sonetti
a cura di Lucetta Frisa
1.
Se è sotto le acque che la terra è schiacciata
Come si regge ancora con tanta sicurezza?
Se il suo fondamento ha radice nei venti
Conservarla si può, se non rovesciata?
I giusti contrappesi che l’hanno bilanciata
Non possono mutare i loro movimenti?
E come farci solidi così questo Elemento
Che trova intorno a sé l’incostanza concentrata?
È così questo corpo che tutto può sollevare,
Senza mai vacillare tra le onde ed il vento,
Non dissimile miracolo se il mio estremo amore
In mezzo ai mali che soffiano da ogni parte
Ogni giorno non trova la stessa simiglianza
tra tutte queste leggerezze, la costanza.
2.
Chi si trova nei cieli e abbassando gli occhi
Sopra il largo recinto di questo secco elemento
Non crederà che ad un punto soltanto
Un punto ben nascosto dal velo di una nube.
Ma se ancora contempla questa tenda azzurra
Questo cerchio cristallino, questo cielo dorato,
Pensa che a sua volta è grande all’infinito
e che questa grandezza ci è del tutto ignota.
Così di questo cielo dove mi condusse Amore
Grande cielo d’Amore che mi fascia gli occhi
Se agli altri le punte aguzze io un po’ abbandono
Al resto degli amori, vedo sotto la notte
Del mondo di Epicuro in atomi ridotto
Il loro amore di terra e il mio tutto di cielo.
3.
Mille bellezze invano si presentano agli occhi
I miei sono aperti e chiuso è il mio coraggio
Un’unica bellezza infiamma le mie ossa
E le mie ossa amano solo quel fuoco:
I rigori della vita e del tempo che allontanano
Dal mio soggiorno felice dove abita il riposo
La mia anima alterano meno del mio proposito
E i miei desideri modesti mai se ne pentiranno.
Amori carezzevoli voi domate con dolcezza
Questi spiriti erranti che facilmente oscurano
Di quegli assenti amori la casta rimembranza:
Malgrado i vostri sforzi io indomito resto:
Così voglio servire come maestro di costanza
Come del mio bel fiore un maestro di bellezza.
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*I testi, di Jean de Sponde (1557-1595), sono pubblicati in Poésies complètes, Classiques Garnier, Paris 2022.

Jean de Sponde
