Una fantasia

Francesco Botticini, Zodiaco (miniatura), 1470
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Il mio lavoro? Astrologa.
Non mi guardi con quell’occhio diffidente… Lei che segno è?
L’avrei giurato. E l’ascendente? Dov’è la luna?
Non lo sa. Poco male. Provvederò io a tempo e luogo. Però ci tengo a chiarirle subito la differenza tra il lavoro di un’astrologa e quello di una cartomante. Il primo è scientifico e umanistico allo stesso tempo, l’altro no. Non è il caso né la sede per spiegarle i perché e i percome. Ma il mio personale impiego dell’astrologia, qualità e scopo del mio lavoro, sì. Non è come un altro, certo. Perché l’ho uccisa? È una storia complicata, signora commissario. Devo chiamarla così? Sa, è la prima volta che mi trovo in un commissariato e mi fa molto piacere che un lavoro come il suo sia svolto da una donna. Immagino la sua fatica per arrivarci. Brava! Dunque, il movente, lei mi chiede, ma prima devo parlarle del mio lavoro perché tutta la questione sta lì.
Bene, quando redigo il cielo di nascita il computer fa i calcoli, perciò è presumibile siano esatti. A me spetta l’interpretazione. Il cielo astrale è come uno specchio, non si sfugge al suo sguardo come non si sfugge a quello – così indifferente – del cielo materiale. Sì, il cielo è popolato anche di noi. Di notte lo guardo spesso, amo il suo mistero. Perché un mistero è e un mistero rimane, malgrado tutte le scoperte degli astrofisici e la lettura degli astrologi. Ma torniamo al mio lavoro: alla cliente indico i punti del suo cielo su cui fare leva per prendere coscienza delle tendenze caratteriali, e soprattutto delle dipendenze che condizionano la sua vita. Chi viene da me si trova sempre in qualche garbuglio, subisce amori sbagliati o desidera che sul suo orizzonte piatto l’amore si affacci ad animarlo un po’; ma ora, per fortuna, le cose sono cambiate: le donne non mi parlano solo di problemi amorosi ma chiedono anche indicazioni sul lavoro: a quale sono più adatte e se lo troveranno soddisfacente. In poche parole, da che trappola devono scappare, in quale trappola – migliore della prima – finiranno… Il mio è un lavoro di apertura, speranza e liberazione. Invece il suo, signora commissario, di chiusura, se mi permette. Lei manda la gente in gabbia, no? E io, le gabbie, cerco di aprirle. Mi scusi per queste divagazioni, stavamo parlando del mio delitto.
Ecco, troppe donne, lei lo sa, sono dipendenti da tutto: dalla famiglia, dalla casa, dai sentimenti, da certe idee stupide, dal lavoro e dai soldi degli altri, da certi disturbi di salute dovuti a stress e frustrazione. Lo stress non è che la conseguenza di una serie di cattive abitudini, di un cattivo ambiente, di una cattiva società impostata su chi sfrutta e su chi è sfruttato. Vittime e carnefici, ingenui e furbi, la solita storia vecchia come il mondo. Ma alle donne è riservato uno sfruttamento speciale. Da parte mia, cerco di aiutarle attraverso la lettura degli astri, per evitare o almeno ridurre queste dipendenze. Cose che un’amica intelligente e di buon senso può suggerire, lei mi dirà, ma se il suggerimento proviene da un’astrologa….si prende più sul serio. Mi segue?
E allora alle mie clienti e anche ai miei clienti suggerisco, con una certa energia (non intendo parlarle ora del mio cielo di nascita), di compiere certe scelte piuttosto di altre, qualche volte “forzando” un po’ le indicazioni astrali.
Mi chiede se è possibile cambiare il destino? Beh… Non lo so, cara commissario, non lo so. Devo ancora studiare, studiare molto. Sa, quello che si sapeva appena 10 anni fa… gli studi sul cervello, ad esempio, e il dna… La scienza fa enormi progressi, no?
Sissignora: astrologia, psicologia e psicoanalisi, sconfinano una nell’altra. Un tempo, questi pianeti, segni, numeri, configurazioni, ingressi e uscite di astri, questa geometria in continuo movimento veniva interpretata in modo fatalistico: sei così, la tua vita è così, morirai così, non c’è scampo, non c’è margine d’autonomia, chiaro? Ora la prospettiva è cambiata: l’astrologia è una scienza umanistica, punto e basta, e gli errori interpretativi si fanno, d’accordo, come in ogni professione: è meglio un medico che sbaglia una diagnosi e opera malamente o un’astrologa che consiglia di lasciare un uomo violento o che non si ama più? Anche se poi le conseguenze non sono quelle desiderate: un suggerimento razionalmente perfetto può risultare un errore, perché la sua cliente, ad esempio, è troppo sessualmente o economicamente dipendente e non è matura per metterlo in pratica. L’astrologa non è in grado di recidere cordoni ombelicali troppo stretti, ma…indicandoli, ci prova.
Si, è vero: vorrebbe sostituirsi al tempo, che è sopra tutte le cose il vero dominatore, lui si, è la grande trappola, la grande prigione. L’astrologa può sbagliarsi dato che è umana, interpreta fuori tempo o controtempo: se la ricorda Cassandra?
Ma alt: le ho detto che il mio intento è quello di indicare alla donna le sue schiavitù e quindi aiutarla a liberarsene: e quindi liberarsi anche di me, voglio dire dalla dipendenza all’astrologia e dal proprio cielo di nascita. Io non sono che una specie di passaggio, un trampolino verso l’indipendenza. È questo il mio compito, che va controcorrente e contro i miei interessi economici: io traghetto, come fa Mercurio – ricorda la mitologia? – i vivi e i morti. Dal buio alla luce e da una luce, quando è ingannevole, a un buio più reale – da cui ripartire ma per rinascere, però.
La pistola? Certo che è mia e io l’ho uccisa con quella. È la realtà.
Ma sa, commissaria, che lei mi è simpatica, e legge anche dei libri! Brava. Già, è una donna, quindi… Mi sta parlando di Oscar Wilde. Il celebre racconto della morte della chiromante, vuole che non lo conosca? Si, è vero, nel mio caso la situazione è opposta. A parte che io – come le ho già detto – non sono una chiromante ma un’astrologa, nel racconto di Oscar Wilde la chiromante viene uccisa da un cliente al quale lei ha predetto che sarebbe diventato un assassino. La chiromante non indovina che quel cliente ucciderà lei. Se lo avesse fatto non sarebbe morta. O forse l’aveva visto nelle carte ma non si è potuta sottrarre ugualmente al suo destino.
Ma certo che credo al destino. Che domande! Ci credo ma voglio liberarmene, appunto perché ci credo. Cosa serve sapere le cose in anticipo se poi non si riesce ad evitarle? È la solita domanda che ci facciamo tutti. Lei sa rispondere? Io no. Comunque bisogna sempre tentare. Mi chiede se non l’avevo letto nei miei astri che sarei diventata un’assassina: no, cara signora, confesso di no e di non averlo saputo finché non ho sparato.
Si, i motivi, ci sono, eccome. Al mio posto, avrebbe fatto la stessa cosa anche lei, oh, mi scusi, non volevo… avrà pure il senso della giustizia, no? Giudichi lei, allora.
La mia vittima era una ragazzetta smarrita quando è venuta la prima volta da me, il suo cielo natale è quello di una persona debole, insicura, una specie di straccio in cui tutti si puliscono, una che non sapeva cosa fare di sé, un vero disastro. Io le ho dato la forza necessaria per staccarsi da una famiglia balorda che la strumentalizzava in tutti i modi, poi l’ho convinta a lasciare il marito mafioso e alcolista che la spediva all’ospedale una settimana sì e una no, poi a cercarsi un lavoro perché, le dicevo, l’indipendenza economica è il primo passo verso l’autonomia, per sentirsi parte di questa società, un primo passo verso la propria dignità. Un primo passo, ma poi…Sul lavoro, la poverina, subiva ogni sorta di supruso: il mobbing, già, come la ciliegina sulla torta, oltre a una sottopaga di fame, lavoro nero, compromessi, ricatti e umiliazioni di ogni genere, e poi seguendo il mio suggerimento si è messa a studiare per cambiare tipo di lavoro, ma le hanno soffiato il posto, insomma… si è scontrata con la realtà quotidiana, una realtà durissima. Per mantenersi ha fatto di tutto, la poverina, perfino la prostituta, ma anche lì, ne ha subite di tutti i colori e le colleghe, come se non bastasse, contribuivano a peggiorare le cose: altro che solidarietà, altro che sorellanza. Io cercavo di incoraggiarla, di darle speranze, e nel frattempo di sottrarmi a quel ruolo di guida di cui mi aveva investito in modo assoluto.
Baravo con i suoi astri: dovevo dirle che le erano sfavorevoli? Dovevo dirle che lei era nata vittima e vittima sarebbe rimasta? E poi, se veramente qualcosa sarebbe andato dritto nella sua vita?! L’imprevisto esiste. I miracoli accadono. La ingannavo, ma…a fin di bene, no? E certe volte, ingannavo anche me.
Era diventata ossessiva, persecutoria, cercavo di liberarmi di lei aiutandola a liberarsi di me… Finché ha cominciato a dire che un lavoro non frustrante, un lavoro in cui lei potesse finalmente non dipendere da nessuno, un lavoro al di sopra di tutti gli altri, in cui rispecchiarsi e dare un senso alla sua vita, era un lavoro come il mio. Non come il mio. Ma il mio.
Nessuna dipendenza da nessuno, solo quella in via diretta, dagli astri.
Si, invidiava il mio lavoro. Quelle donne, signora commissario, invidiano tutto, anche il tuo respiro. Sono scimmie melodrammatiche. Può una scimmia diventare un cavallo?
Se lo immagina una come lei fare l’astrologa? Se lo immagina che senso di onnipotenza? E da che pulpito, vero, viene la lezione! Immagini le persone ignare cadere nelle mani di una come lei, di una cacciaballe presuntuosa. No, nessun astro nel suo oroscopo indicava una tendenza per lo studio dell’astrologia.
E quindi è diventata aggressiva, non me la toglievo più dai piedi. Studiava libri su libri, seguiva corsi su corsi e si faceva le ossa – come si dice – sul mio oroscopo. Voleva conoscermi, togliermi la pelle, impadronirsi di me, della mia anima, del mio lavoro, di tutto quanto. Finché non mi ha sbattuto in faccia che io, per come avevo disposti i pianeti nel mio cielo, ero una potenziale assassina, sarei diventata comunque un’assassina.
Non si fanno così gli oroscopi. Non si può mai dire una cosa così, le dicevo. È un modo assolutamente errato di interpretare un cielo. Io non sono un’assassina e tu non sei una vittima. E lei mi rispondeva che se lei non era una vittima io non ero una buona astrologa perché lei – e la sua vita lo dimostrava – era una vittima: della sua vita e di me. Ma che non lo sarebbe stata più perché voleva prendere finalmente in mano il suo destino:in poche parole, fare quello che io desideravo facesse .
Si è fatta minacciosa. Mi perseguitava giorno e notte. Bene, le ho anche detto, fai l’astrologa, fai quello che ti pare ma lasciami in pace. Ti do pure i soldi per iniziare. Mi sarò sbagliata su di te, sei l’imprevisto, per me, il mio errore, non ho interpretato correttamente il tuo oroscopo.
Ma poi… al pensiero che le donne e anche gli uomini, cadessero tra le grinfie di una come lei, una che non libera…ma imprigiona, che parla di destino come una cupa fattucchiera d’altri tempi…E io, proprio io, dovevo subirla? Esserne vittima? Signora commissario, io non sono né masochista né sadica, né vittima né carnefice, ma dovevo difendermi, le pare? – e difendere la mia categoria.
Mi spedisca pure in prigione. Lei faccia pure il suo lavoro, ma lasci che io continui a fare il mio. Farò l’oroscopo a lei e a tutti i detenuti, devo lavorare per aiutarli, continuare a lavorare e studiare per capire le possibilità del loro cielo astrale, i segni di cambiamento, il cedimento delle loro sbarre…
Come ha detto? Non capisco, mi scusi. Io avrei sparato a uno specchio? Non ho ucciso nessuno? Che cosa significa? Mi spieghi bene: sarei una visionaria? E la pistola e…
Ah si? I colpi sono stati due? Non ricordo. Uno diretto allo specchio e l’altro al soffitto. Già….anche al cielo volevo sparare…eh già. Se le cose stanno così, cara commissaria….ma scusi, lei è sicura di essere proprio un commissario di polizia? E io dove sono? Chi è lei veramente? Un medico? Uno psichiatra? Ah. Comunque ha fatto un ottimo lavoro, davvero. Brava. Eh, noi donne…Ma io, adesso… sono libera o no?
(2006)
