
Georges Braque, Carro
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Inaffidabile, dicono non originale
E tutto diventa intelligenza artificiale
L’algoritmo sa ciò che il cuore non conosce
Guerra atomica alle porte: stai bene?
Forse l’ospedale. Fatti curare.
Adesso dicono il dolore sia più antico di un fiore
Mai piantato nel Verbo, sia scerpo
Alle radici sventrare. Qualunque cosa
Tu possa dire qualcuno potrà dirla meglio
Qualunque trama tu possa scrivere
Qualcuno la scriverà meglio, o l’ha già scritta –
Hai chiuso nei cassetti decine di anime,
Nessuna perla ai porci, nessun giudizio.
La tua invisibile frattura risuona nel ventre
Nelle spire della marina bora.
Sento piombare addosso la luce verticale
Dei tramonti, l’aurora primordiale dei deserti,
Tempo muto in cui ogni parola è pietra
Il senso viene strappato via dal guado
Delle trentasei ore di silenzi, muti
Sulla soglia degli altri mondi, la
Spiaggia arrubinata, questo coro
In cui cantammo la fine di un futuro
L’ingresso della sete immacolata
L’incanto del ricordo dell’estate.
Parlo con tutti e non esisto, se l’eco
Smarrisce l’abito, resta la persona?
Cosa di me non sarà spreco o sacrificio?
E guardami ancora sul taglio del confine
La nuda foglia – mistero dell’Angelo –
L’arca poderosa che ci traspose
Oltre il piccolo grido della Voce.
