I testi sono tratti da Jeux d‘encre. Trajet Zao Wou Ki, L’Echoppe & La Maison des Amis des Livres, Tusson, 1994 (traduzione di Marco Ercolani)



Immagini di Zao Wou Ki
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I libri sono noiosi da leggere. Nessuna libera circolazione. Si è solo invitati a seguirli. Ma il cammino è già tracciato, unico.
Differente il quadro: immediato, intero. Si va a destra o a sinistra, dove si vuole, dove piace, secondo le sue traiettorie, e le pause non sono indicate.
Da quando lo desidera, l’occhio lo trattiene: nuovo, integro. Un attimo, ed è tutto è là.
Tutto, ma non si sa ancora niente. Da qui bisogna cominciare a LEGGERE. Gioia quasi ignota a tutti. Ma tutti possono leggere un quadro e trovarci qualcosa (e a mesi distanza cose nuove), tutti, rispettosi, insolenti, estroversi, introversi, analisti scientifici, chi studia i movimenti dell’individuo o il suo aldilà, o chi vede ogni tratto come un salmone da tirar fuori dall’acqua, quelli per cui ogni cane incontrato è da stendere sul tavolo operatorio per scrutarne le emozioni nello stomaco aperto, o chi con il cane che incontra preferisce giocarci e riconoscersi conoscendolo, quelli che nell’altro non festeggiano altro che se stessi, o chi vede soprattutto la grande marea che porta il quadro al pittore e il pittore stesso, e al lettore la folla del suo seguito e dei predecessori e la folla degli avvenimenti riuniti, e infine i buoni a nulla, gli scoordinati, e chi in ogni paesaggio ha le loro pale del suo mulino da far girare (le pale si vedono girare in piena luce nei paesaggi stranieri).
Posso spingere lettori che si ignorano a leggersi a loro volta? Mi perdoni Zao Wou Ki: mi hanno portato le sue litografie, e io ignoravo lui e le sue pitture.
L’indomani scrissi le pagine seguenti, e altri frammenti dopo.
Forse si meritava un lettore più “serio”!
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Poco più di un millennio fa un poeta pittore, Wang Wei, realizzò solo con inchiostro diluito una delle cascate più memorabili al mondo, e una gran quantità di monti, sentieri, boschi, promontori, pini in gruppo o isolati, vicini a rocce alte. Per tutte queste estensioni spettacolari usava un solo colore. Ancora il nero. Mille sfumature di pallido su scuro e la sua prodigiosa spontaneità facevano il resto.
“Aveva trovato il modo di dipingere il soffio delle nuvole… le sue montagne erano trattate come giochi d’inchiostro “. Il maestro, si dice da qualche parte, “posa l’inchiostro, leggero qui, pesante là”. È l’assenza di materia che resuscita la materia, la materia in movimento. Così l’evasivo pennello ricopre una grande distanza: Tao della pittura… dove simultaneamente parla la poesia. La popolazione dei pennelli è piovuta in questa pittura, e attraverso i secoli si è messa alla prova. Zao Wou Ki ha ripreso i giochi d’inchiostro: a modo suo…
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L’astratto prende più posto
astratto per distacco
purificazione delle presenze
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Sparpagliato qui, segreto là,
uova o isole?
Segno ultimo
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Abbreviato, residuale
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Ciò che non è stato trascinato si ferma, ellittico
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Una massa diventa tracciato
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Richiamo alla contrazione
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Il vivente ancora frusciante
nato all’istante
l’istante dopo, soltanto presentito
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Lo spirito dell’aforisma, nei dintorni, divaga
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Avvertita presenza dell’antica prospettiva aerea…
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Con una souplesse di seta
atterrando sulla spiaggia della carta
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E sempre all’arrivo
un non so che di decontratto
…non solo occidentale.

