
Jean Dubuffet
La mia idea – che ho già esposto altrove – è che l’arte non ha bisogno di nessun esercizio (ogni artista ha la possibilità di mettere a punto le sue tecniche) e di nessun insegnamento che venga da altri, nessuno studio di ciò che fanno o hanno fatto gli artisti del passato, gli altri artisti. Io sono del tutto convinto che chiunque, privo di conoscenza e di abilità speciali, senza cercare una sua qualche predisposizione innata, può dedicarsi all’arte con buone speranze di successo. Occorrerà soltanto che scopra i mezzi d’espressione più convenienti per lui, che gli permettano di esternare i suoi umori senza falsarli e senza perderci nulla; questo è difficile! È necessario per la maggior parte del tempo un lungo lavoro di esperienze e di ricerche. Difficile disporre i fili in modo che la corrente li traversi senza disperdersi passando velocemente e comodamente nei due sensi (dal pittore all’opera e dall’opera al pittore). Inutile cercare di prendere in prestito il dispositivo di cui si è servito un altro, perché la corrente non passerà e questo sfocerà solo in una serie di smorfie, in un’opera contraffatta. Per questo l’arte culturale, viziata dal manierismo e dal mimetismo, non è ai miei occhi, né da un punto ne dall’altro, che moneta di scarso valore (trad. di M.E.).
Il testo (“Art brut”, 1953) si trova in: Jean Dubuffet, ART BRUT et créateurs d’Art brut, Studiolo, L’atelier contemporain, Gallimard 2023.
