MOZART STRUMENTALE. Francesco Denini

Impressionante scelta espressiva con cui Mutter e Orkis iniziano questa sonata: un suono davvero spettrale, perfetto, così diverso da quello di ogni altra interpretazione, eppure giustificato nel suo procedere. Gli ‘spasimi d’oltretomba’ si alternano a tratti drammatici ed altri addirittura apollinei, ma non c’è anche in loro ‘rappresentazione’. Siamo ancora oltre, molto oltre “Ah padron siam tutti morti” del Don Giovanni. Questo clima non è più teatrale, forse solo parzialmente liederistico. Qui Mozart, secondo questi interpreti, esperimenta emozioni pressoché solo ‘strumentali’, extraverbali, cioè solo comprensibili e raggiungibili nell’ambito di un brano astratto da ogni interpretazione narrativa, ma perfettamente ‘classico’, in quel che il classicismo viennese ha di peculiare, le sue forme di sviluppo, l’avventura interna che esse implicano e che lo differenziano rispetto a tutta la musica precedente e successiva. La narrazione non è esclusa, ma narra cose inenarrabili in altro modo. Il tratto liederistico è serenamente accettato nel secondo tempo, ma solo a tratti, e anche altri moti quasi operistici non sono esclusi nelle variazioni, ma non sono mai resi dominanti, anzi. Certamente Schubert ci si sarebbe ritrovato moltissimo. Hofmannsthal della ‘Briefe’ proprio questo diceva nel suo ammutolire. Ma qui Mozart, almeno in questa interpretazione specifica, dice qualcosa di assolutamente unico, anticipa certamente molte cose, ma nell’essenza rischia di risultare del tutto dimenticato. In questo senso Mutter e Orkis compiono un atto di reale ‘pietas’, sia musicale sia storica, nei confronti dell’uomo Mozart e delle possibilità irripetibili del classicismo viennese. Ed è una pietas a due direzioni, in quanto ci salva, noi oggi, da questa ‘dimenticanza’. Il misto di nostalgia, compostezza, forza, sguardo nel nulla e accoglimento delle convenzioni, in quanto essenzialmente rassegnazione e civiltà, subito afferrate da un’angoscia tanto più composta quanto più è forte, e poi i ritorni alla civile educazione, e infine l’atto di rabbia ancora più essenziale di quella bethoveniana, nel finale, partecipe dell’affanno esistenziale alla base di tutta la composizione, del nulla su cui tutto si regge. Caro Kant, quanto ti sbagliavi a considerare la musica qualcosa di unicamente concernente la sfera del ‘piacevole’! Quanto il classicismo viennese si opponeva proprio a questo ‘pregiudizio’. Ma come fai a non rimanere sbigottito di fronte a questo inclassificabile sublime! Rispetto a questo Mozart, la tua ‘Critica del Giudizio’ è pervasa in fondo dalla stessa audacia sperimentale.

Immagine di Pierre Tal Coat

Un pensiero riguardo “MOZART STRUMENTALE. Francesco Denini

  1. Grazie Marco, intendo raccogliere un po’ di commentini d’ascolto come questo sullo spazio mio meno usato di facebook e poi metterli sul sito web di SuonoSonda. Inserirò anche questo rimandando al tuo inserimento in ‘scritture’. Anche questo è un modo per me per continuare Ground. 🙂🧐

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