IL LATO D’OMBRA DEL DIO

Ma cosa ripensi? Chi sei realmente? Raddoppi la realtà, inventi universi paralleli, spii, vaghi, rubi, passeggi fra i fantasmi. Fai il regista: sposti il fuoco dell’attenzione da una vita all’altra. Scopri carte segrete, pensieri nascosti, che non ci sono mai stati, che potevano esistere ma non sono esistiti. Ti porti il fardello di altri affetti, di altre colpe. Traduci, trascrivi, reinventi. Fai il monaco, il sonnambulo, l’idiota. Scrivi e sei già un’eco. Ti dicono che complichi le vite: che sei un voyeur che abusa del passato, un manierista. Ma i manieristi hanno ragione: ogni maniera – ogni emanare forme – è la reale, insensata deformazione dell’uomo sulla terra. I matti non inventano forse ornamenti, scarabocchi, ghirigori, quando cercano un argine all’erompere delle visioni? Sono loro il lato d’ombra del dio. La scrittura è estatica quando non è scritta, quando la stai semplicemente pensando. Non appena cominci a scriverla, sei infilato in una gabbia di parole, mentre vivi ancora quell’estasi. Solo che la ricordi con la testa ruotata all’indietro, mentre gli occhi e la mano cercano le parole giuste. C’è un rapporto preciso fra l’aria e le cose che la trattengono. Molte cose sono segni di come l’aria è passata. In sé l’aria è vuota, non ha senso, passa e va. Ma, quando la sentiamo fitta di segni, quando oggetti e creature respirano grazie a lei, allora non è più neutra, è luogo di passioni oscure e limpide…

    Disegno di Vincent Van Gogh dalle sue Lettere a Théo.

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