PER LORENZO, LA POTENZA DEL RESPIRO. Silvia Comoglio

Sono potenza e respiro” scrive Lorenzo Pittaluga in Poeta, testo tratto dalla raccolta L’indulgenza e ora riproposto nell’antologia L’enigma di una voce (Edizioni Macabor, 2025, a cura di Marco Ercolani). Un verso, questo, che dice tutta la tensione e l’urgenza di creare, una tensione e un’urgenza che potrebbe sconfinare ed essere onnipotenza se non fosse per la presenza di quel “respiro” che rende umano e carico di fragilità il verso e chi lo ha scritto. Perché umano e fragile il verso e Lorenzo (perché il poeta, lo sappiamo, qui è Lorenzo) nonostante quel “potenza”? Perché nel momento in cui Lorenzo entra con il suo respiro in ciò che ha sentito l’urgenza di creare, e forse di dominare, succede che quanto ha creato rivela tutta l’umanissima e fragilissima sensibilità di Lorenzo, il suo essere voce che urla o sussurra, che trattiene la smania e la tragicità dell’esistenza oppure le lancia oltre se stesso ma in un lancio che lo contiene e che lo spinge verso la sua sorgente, non a caso un suo verso è proprio “io sono la foce e la sorgente: sono Lorenzo”.

Il respiro, dunque, ma soprattutto il modo e la materia di cui è fatto il respiro di Lorenzo (sussurro urlo smania tragicità trattenute o gettate oltre se stesso in un gettare che contiene il se stesso), ecco, questo specifico respiro attraversa ogni testo di Lorenzo. E non in modo inconsapevole. Lorenzo è presente sempre a se stesso (scrive “sono / l’unico poeta uscito dalla / placenta della terra desolata”), si respira ed è in questo respirarsi che possiamo recuperare quel “potenza” e anziché congiungere con una “e” potenza e respiro scrivere: la potenza del respiro.

E per e da questo respiro la parola trae un’identità che è perfetto combaciare (fisico? ontologico?) tra l’essenza della parola e l’io di Lorenzo. E leggere le sue parole, i suoi versi, è vedere Lorenzo, sentirne la sua lotta interiore, vederlo sgorgare dai suoi vuoti portandoli tutti con sé nello strano ed enigmatico bilanciamento delle sue visioni.

La potenza, quindi, del respiro. Da cui due identità che si sovrappongono (di Lorenzo e della parola). E ancora da qui il fluire di immagini e suoni autentici e lucidi, perché la potenza del respiro, del respiro di Lorenzo, è adesione e presa di coscienza, anche dell’irrazionale, ed è volontà di essere e dirsi anche scavalcandosi, anche cancellando le proprie orme. Uno scavalcare e un cancellare che è comunque un mettersi al centro perché la potenza del respiro di Lorenzo non si arresta di fronte al reale, a ciò che accade, ma continua la sua corsa, nuda o folle, allucinata o surreale che sia, e lo fa per millenni perché ripete continuamente ciò su cui si fonda, ossia: sono Lorenzo.

Lascia un commento