DA LUOGHI DISABITATI. Massimo Barbaro

Raccogliere pagine è un atto di pietà. Bisogna avere pietà per il proprio passato. Si stendono veli sui volti, si lavano corpi., li si lascia al loro destino di dissoluzione nel migliore dei modi possibili (ove si può). Sarebbero, sono, gesti inutili, ma carichi di una forma tutta particolare di affetto rispettoso; l’affetto che non è più possibile; che viene consegnato ad un’istanza superiore, avvolto nel rispetto che ne conserverà le forme, e forse il ricordo.

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Da Aporie

Scopro di non saper più parlare. Di smarrire le srade. Di voler condividere (senza sapere bene cosa). Ciclicamente, sento di dover uscire dal deserto, che non è quello della solitudine e del silenzio. Tanto vale tornare. Uscire?

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C’è stato un tempo in cui il nulla prorompeva in mezzo all’essere come una bestemmia, sconvolgendo le fondamente e portando distruzione. Poi c’è sttato il tempo del nulla vissuto come rimedio all’essere nei momenti di tempesta. Ora il nulla si sovrappone all’essere, e questo si mescola al nulla, spingendo le estreme possibilità della loro indifferenza. L’essere è il nulla, nulla è. E ora ciò avviene semplicemente, senza il sacrificio estremo dell’essere e senza il suo temporaneo appannamento. Impersonalità. Inpermaneneza. L’essere non è, naturalmente. Tutto è privo di senso, con una levità, una leggerezza inaudite….

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