

Immagini di Salvador Dalì
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10 ottobre 1933
Da Dalì. Ci fa vedere tre quadri minuscoli, ma sta qui il merito di questo pittore, poiché i suoi quadri, che hanno la dimensione d’una cartolina, fanno l’effetto di essere molto più grandi perché sono concepiti come grandi quadri. Uno può spalmare di pittura una tela di dieci metri quadrati e non produrre in definitiva che una miniatura ingrandita; il che è accaduto così spesso ai pittori ufficiali. Dalì fa tutto il contrario. Mette il cielo e la terra in uno spazio ove non starebbe una mano. La più bella fra le pitture che ci mostra rappresenta quattro personaggi in riva al mare. Due uomini vestiti di grigio sono sdraiati sulla sabbia; accanto, una governante seduta e vista di spalle; vicino a lei un ragazzetto in blu, con una braciola in testa. Quella braciola, mi dice il pittore con gravità, è derivata dall’idea contenuta nella storia di Guglielmo Tell, storia che tradurrebbe, sembra, il desiderio soffocato del padre che sogna di uccidere il proprio figlio. Uno degli uomini sdraiati sulla sabbia è Lenin. La governante accanto porta un abito lilla le cui pieghe sono eseguite con un senso quasi allucinatorio del rilievo. Osservando quei personaggi si finisce con l’avere l’impressione che essi sono rimpiccoliti, non dal pittore ma da una distanza enorme e che si vedono attraverso un potente cannocchiale. Dalì ci fa vedere poi un certo numero di disegni ove quella che si potrebbe chiamare l’ossessione della carne è chiarissima. Non si tratta che di orologi di carne, di cosciotti diventati violini, di braciole-rivoltelle, di stomachi mutati in cuscini.
*I testi sono tratti da: Julien Green, Diari 1928-1934, traduzione di Libero de Libero, Mondadori, Milano 1946.
