SE SPARAVA. Georges Bataille

Chiara Romanini

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Julie, in piccolo abito di tela, egli la vide, seduta nella montagna. Sotto i suoi piedi si stendeva una lunga e profonda vallata, i cui pendii erano di infiniti pascoli soleggiati. Nel fondo di questa vallata serpeggiava un sottile nastro d’acqua che luccicava nella luce: un ruscello, il cui nome, l’Impradine, evocava ad Henri l’eccessiva purezza dell’aria e della luce in alta montagna. Da tutti i lati di questo paesaggio si stendevano al sole creste deserte. Henri da bambino era spesso venuto da queste parti, da cui si dominava l’Impradine. C’era stato qualche settimana prima insieme a Julie.

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In quel momento, il dubbio che lo rodeva e che manteneva l’opaca visione della scena venne rimosso. Smise di dubitare del suo amore: riconobbe, sconcertato, colei che amava. Se scostava il revolver, sapeva che la visione dell’Impradine si sarebbe dissolta nello stesso istante. Se sparava, anche così sarebbe stata la notte. Sparando, quanto meno, non avrebbe mancato a quanto da lui si aspettava la limpidezza del ruscello. E quella limpidezza era Julie!

Sul punto di sparare egli vide tutto nella trasparenza cristallina di un non-senso.

Gridò ridendo.

– JULIE!–

E siccome stava per abbracciarla – tremava di febbre – sparò.

*Il testo è tratto da: Georges Bataille, Julie, Nero Press, s.a.

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