LUCE E PAESAGGIO. Angelo Lumelli

Mentre guardo il paesaggio, in realtà guardo la luce.

Il fatto che la luce non si vede se non occasione del suo incontro con le cose, mi lascia sbigottito a pensarci. La luce, dunque, in sé è buia. Questo suo modo di manifestarsi lascia sperare che da lei possiamo aspettarci miracoli, apparizioni, e, soprattutto, un continuo sommuovere l’aspetto del mondo.

La sua capacità di mutare in relazione ai suoi incontri, la classifica come categoria nervosa e sensibile della materia, quasi anima appassionata e retrattile. Può essere furiosa, al punto da cancellare le superfici, sostituendole con il proprio essere indiscriminato, ma l’ho vista salutare i suoi amori con una straziante necessità, tirandosi dietro il mantello rosso dell’inverno con lentezza teatrale.

In luoghi collinari o montani la luce rimane fino all’ultimo sulle cime approfittando di quelle sedi ultime, prossime a scomparire nell’oscurità, per segnalare che nulla è palese allo stesso modo, ancor più la vita, pochissimo estesa, resistente nei suoi punti, per cui cui quel clamore di richiami, lampi nei vetri dei quali la luce è maestra.

Guardare il paesaggio dal punto di vista della luce è un’operazione paziente, che esige apprendimento e una specifica didattica dei sensi. Bisogna essere pronti in ogni momento. Il paesaggio del cielo è un buon allenamento per una lingua misteriosa, aperta in tutte le direzioni, a volte senza soggetti.

Non è raro che la luce tenda agguati, alleata con nuvole oscure. Per i più esperti è possibile, per brevi istanti, la percezione della multipolarità, esperienza da capogiro. La luce ci stana dal nostro polo che assicura forme misurabili e ci chiama verso le forme della gioia, improvvise come il primo sguardo. Il problema è che, in questo modo, rischiamo di perderci, situazione che ci trova incapaci di stare al gioco; perfino l’istante che diamo per sempre per perso siamo convinti che ci mantenga, attraverso la sua perdita, nell’ordine che ci trattiene.

*Il testo è tratto da: Angelo Lumelli, Bianco è l’istante, Edizioni del Verri, Milano 2015.

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