Fine del II Secolo A.C.

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Q. Lutazio Catulo, dagli Epigrammi, 2 M.
M’ero per avventura
fermato a salutare
l’aurora che sorgeva,
quando dalla sinistra
all’improvviso spunta Roscio.
Lasciatemelo dire
con vostra pace, dèi del cielo;
più, più bello d’un dio
m’è parso quel mortale
*
Gaio Valerio Edituo, dagli Epigrammi, 1 M
Quando cerco, Panfìla,
di svelarti l’affanno del mio cuore,
ciò che da te vorrei,
svaniscono dal labbro le parole
sul mio petto all’improvviso di voglia
si diffonde un sudore,
e così di voglia in silenzio
per timidezza mi sento morire.
*
Levio, dagli Scherzi d’amore, Alcesti, 8 M
emaciato in tutto il corpo e nel cuore,
la mente ottenebrata,
era oppresso dalla vecchiaia
che rattrappisce le ginocchia
*
Levio, dagli Scherzi d’amore, Ino, 12 M
abbandonata, in preda alla follia,
si gettò l’eroina a capofitto
nei gorghi profondi del mare
*
Gneo Mazio, da Iliade 1. I, 1 M
impietrito guardava
i corpi dei greci bruciare fra le fiamme
*
Gneo Mazio, da Iliade 1. XX, 6 M.
la bocca spalancata,
cadde morente a mordere la terra
*
Gneo Mazio, da Iliade 1. XXI, 8 M.
muta, a nostra immagine,
rimarrà mai un’ombra
dopo la morte?
*
Gneo Mazio, dai Mimiambi, 10 M.
dolce conviene allora rendere la vita
e col piacere lenire la morsa degli affanni
*
Gneo Mazio, dai Mimiambi, 12 M.
scaldandola al seno sciogli il gelo del tuo amore,
labbra strette alle labbra, due colombi
*
Gneo Mazio, dai Mimiambi, 13 M.
tappeti ormai rasati,
ubriachi di rosso,
che un succo di conchiglia
impregnandoli dipinse di porpora
*
Gneo Mazio, dai Mimiambi, 17 M.
un solo acino,
premuto fra le labbra,
sembrava d’uva passa
*
Gannio, 1. III, 3 M.
spicca contro le nuvole, tra il fumo,
la vampata del grano
*
Egnazio, Della natura, 1, I, 2 M.
al calare degli astri che vagano nella notte,
in rugiada la luna, sospinta al tramonto,
svanì cedendo all’intensa luce del giorno
*
Gaio Licinio Calvo, da Io, 9 M.
fanciulla sventurata,
d’erba amare ti nutrirai
*
Gaio Licinio Calvo, da Quintilia, 15 M.
quando ormai sarò cenere dorata
*
Quinto Cornificio, dagli Scherzi, 1 M.
a me che chiacchieravo con voce sommessa
*
P. Terenzio Varrone Atacino, da Gli Argonauti 1. III, 8 M.
più non latravano i cani,
tacevano le città:
tutto era avvolto
dal silenzio placido della notte
*
P. Terenzio Varrone Atacino, da Corografia, 14 m.
e vide intorno all’asse celeste girare il mondo
e sette cerchi, che gravitano gli uni negli altri,
dar suono a voci eterne per la delizia suprema
degli dèi. Da allora la destra di Apollo, piacevole
come non mai, s’ingegna a rendere uguali armonie.
*
P. Terenzio Varrone Atacino, da Corografia, 15 M.
Fra la dimora del sole e le sette stelle
giace distesa la terra; la costa esterna
è lambita dall’oceano, quella interna da Nettuno.
*
P. Terenzio Varrone Atacino, da Corografia, 16 M.
Da cinque zone del cielo è fasciato l’universo,
flagellate dal freddo le estreme, dal caldo quelle in centro:
così sono abitate fra queste solo le terre
che mai sono travolte dalla vampa violenta del sole.
*
P. Terenzio Varrone Atacino, da Efemeride, 22 M.
Potrai allora vedere gli uccelli
del mare e delle paludi stagnanti
gareggiare fra loro per la voglia
insaziabile di tuffarsi in acqua
e bagnarsi le penne di rugiada
come se non la conoscessero;
e svolazzare intorno ai laghi
col loro squittire le rondini
e, con tua meraviglia, il bue
che, levando lo sguardo al cielo,
con le narici aperte
aspira gli odori dell’aria,
e la minuscola formica
che nella tana nasconde le uova.
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I testi sono tratti da: Frammenti di poeti preneoterici e neoterici, a cura di Mario Ramous, in “In forma di parole”, anno ottavo, numero terzo, luglio-agosto-settembre 1987, Liviana editrice.
