ESSERE PRONTI. Stefano Colletti

I testi sono tratti da: Stefano Colletti, Sull’altra riva. Poesie 2017-2020, prefazione di Giancarlo Sissa, Puntoacapo, Pasturana 2024.

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Leggere un libro postumo è sempre un’impresa difficile e misteriosa, davanti alla quale ogni voce critica dovrebbe tacere. Ma è anche vero che l’ultimo libro rivela l’essenza intima dell’autore, e quindi si pone come riassuntivo e definitivo. Non sfugge a questa regola la poesia di Stefano Colletti, introdotta dal commento affettuoso di Giancarlo Sissa, una poesia malinconica e sentimentale che, scorrendo nei solchi della tradizione, accentua l’intensità dei sentimenti con versi classici ed epigrafici (“Scrivere non è nemmeno una cura”; “Con chi parlerò / il giorno dopo la mia morte?”; “Io scrivo / come se potessi dire qualsiasi cosa”), dove l’intima confessione esistenziale è così lieve da cancellare i pesi e le fatiche dello stile. Come osserva Sissa: “qui viene accudita la narratività del verso, il desiderio di renderlo comunicativo senza perdere in profondità ed eleganza, una eleganza atta ad esprimere la malinconia tenace che informa la lotta quotidiana contro il fatalismo, contro l’insensatezza del tempo che passa”(M.E.)

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Antologia di testi

La verità

Dove sei, mi chiedo,

E nemmeno so

A chi pongo la domanda.

Il vento rinfresca, forse

Porterà la pioggia di fine estate

Su prati esausti – vassoi

Rimasti vuoti, i fiori

Di campo ormai polvere

Di ali di farfalla.

Dopo tutto questo tempo

Avresti potuto farti sentire,

Lasciare un indirizzo.

Ma io sto nascosto,

Come fossi ferito, e forse

Mi avrai cercato in qualche

Angolo di questo esilio,

Su un palco fantasma

Tra attori fantasma,

Senza trovarmi.

E ora non ricordo più

Perché ti cercassi,

O tu me.

Sarà per la storiella antica

Dell’artista davanti

Al quadro, perplesso,

Il pennello sospeso a mezz’aria,

La scena gelata e immobile.

Finché l’ultimo tocco

Umido di turchese scende

A risolvere l’enigma

E a dire la verità sul mondo,

Ce ne fosse mai una.

*

Scrivere

Scrivere non è nemmeno

Una cura, è quello che si fa

Quando è tardi

E la musica

Finisce ma la gente

Balla ancora, perché la guerra

È finita da poco e c’è troppo

Ballo da recuperare.

Con chi parlerò

Il giorno dopo la mia morte?

Le battute le saprò,

Non so come,

Forse le sto imparando

Mentre scrivo.

Forse scrivere è solo questo,

Essere pronti a ciò che sarà,

Appena morti.

*

Il 1 maggio

Il silenzio del tuo profilo

Contro il sole…

Che grande spreco queste

Ferite quando ci incontriamo.

Io scrivo come se potessi dire

Qualsiasi cosa –

Me lo avevi chiesto tempo fa:

Una poesia è solo il volto

Tollerabile del caos,

Io non so nulla di che voglia dire

Quel che facciamo,

Quel che non vediamo

Nelle stanze che si rabbuiano

Come al crepuscolo

La nebbia su uno stagno.

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