I testi sono tratti da: Marco Balducci, Terzo repertorio, con postfazione di Igor De Marchi, Collana Nuova Limina, Anterem edizioni 2023.

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Terzo repertorio (Nuova Limina, Anterem, 2024) è un volume di versi composto da sei capitoli: Quadrature, Condensazioni, Verticale, Piano inclinato, Da capo, Emergenze. Il lettore, naturalmente, è invitato a leggere i testi del libro, che evocano scabri paesaggi kafkiani, ma soprattutto a vedere delle poesie in prosa raccolte in blocchi brevi e geometrici, ordinate in nette campiture visive. Non diventa essenziale capire il senso di questi frammenti ma osservarli nel foglio, nitidi come scene-quadri che, nonostante le loro forme compiute, sono invece soprassalti di percezioni che addensano, turbano, sfigurano i significati, con la “verticale e serrata lucentezza della parola”, come osserva Silvia Comoglio nella quarta di copertina. Terzo repertorio – terza fase nella poesia di Marco Balducci – ha qualcosa di alieno e di inquieto (“dove sono finiti i contorni delle cose?”) che, nella sua “inadeguatezza ontologica” (Igor de Marchi), evoca i fulminei paesaggi della poesia di Bartolo Cattafi.
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TESTI
desiderare
un desiderio. Avere un testamento. Scrivere il
bisogno di tacere, ottenere che qualcuno
ascolti. È indifferente se l’intenzione cam-
bia nel corso del gesto, importante è vedersi
agire, saturi di volontà, simultaneamente
fuori fuoco e stagliati controluce, voci di un
improvviso estuario…
*
strade nascoste
che percorro a velocità sostenuta, fiancheg-
giando canali interminabili, case murate, for-
re ombrose – diretto non so dove, estraniato,
rapito da una gravità che accelera di secon-
do in secondo la corsa – guardo indifferente
cancelli, fossi, segnaletica sempre meno di-
stinguibile, le curve diventano inaffrontabili:
cambio pensieri
*
intravedere
case in lontananza, seminascoste dalla ve-
getazione. C’è spazio qui, il vento è libero
di fare scorrerie: i suoni misurano distanze.
Con le orecchie tappate dalle mani entrare
nell’inquadratura: vedersi salire il crinale…
la pellicola è attraversata da macchie, aloni
luminosi….sempre più frequenti
*
mi rincorro, raggiungo
travolgendomi cado, d’istinto paro un calcio
sulla schiena… È inutile, domani è già ades-
so, è un continuo inghiottire saliva, pensare
cosa pensare. È il solito garbuglio fatto del-
l’eterna linea invisibile, tracciata da un muro
a un altro, a un ennesimo
*
un’idea di presente
persistente nella memoria. Mani che traccia-
no disegni nell’aria, veloci come rondini at-
traversano la stanza. Osservarle senza inte-
resse, come le cose intorno, da nominare
mentalmente: un cuscino, un foglio, la porta.
Aprire la porta senza oltrepassarla, affonda
re la faccia nel cuscino… strappare il foglio.
Rinunciare a ciò che si è perso. Ripetere que-
sta frase
*
risale
un’eco da un vano scala deserto. Mi sporgo
dalla ringhiera e il vuoto si riempie di occhi
interroganti. Biancore eccessivo di muri ges-
sosi: appoggiando il palmo della mano scatu-
risce una polvere finissima. Né giorno né sera:
bevo un bicchiere d’acqua, traccio una riga
sul tavolo con un dito bagnato, dove sono
finiti i contorni delle cose? Mi siedo, forse è
meglio addormentarsi, confondersi, lasciarsi
assorbire
*
uccelli su un filo
distanti il pomeriggio a camminare in pe-
riferia, tra le ultime case e le rotatorie,
impossibili da attraversare. Inutilità di pen-
sieri ossidati o inservibili e aria a folate:
odore di bruciato. Questa è la condizione
che cercavo inconsapevolmente, forse: una
ricognizione tra frantumi di cose viste mi-
lioni di volte, l’idea di incontrarmi per caso,
in fondo a una strada
*
non ti rimane in testa
niente, evapora l’ultima impressione su cui
avevi costruito un ragionamento. Un pugno
di mosche senza mosche. Un ronzio che ti
accompagna nelle stanze e corrode ogni
musica rievocata, mentre cammini assente,
sulle pareti
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Marco Balducci (Pisa, 1964), vive a Bologna. Ha pubblicato sulle riviste “Anterem” (1992) e “Passaggi” (2003). Ha scritto alcuni testi di poesia “Neo-tecnologica” esposti in forma visuale in spazi commerciali a Parma e Bologna. Con la silloge Terzo repertorio (Anterem, 2023) è stato finalista al Premio inediTO, nel 2021, e al Premio Montano nel 2022.
