UNA VOLTA. Robert Walser

Ah, una volta, passavo giornate radiose, giovani, stupide, anonime, spensierate, nel borgo di Thun, celebre per il suo pittoresco paesaggio. Quelle montagne e poi, di nuovo, questa piccola camera scura dove andavo, per così dire, a nascondermi. Nascondermi? Perché questa parola? Non ha alcun senso. L’ho detto così, nell’aria. Forse ci tornerò dopo. E allora, cosa? Ah, quel luccichìo! Sì, sì, quell’accento dolce che evocava il violino, quel suono di Vienna, ora quasi svanito, del tutto dimenticato. Sì, sì, è questo. D’altronde, ne riparlerò in dettaglio più tardi, senza dubbio. Tornerò nei particolari, e presumo con grande piacere, su questo luccichìo. Ora, prima di tutto, a dirla in due parole, si tratta, per me, del piccolo borgo di Thun dove mi nascondevo, diciamo così, come commissario di una cassa di risparmio. Una volta, già, era una volta, scrissi a un uomo quanto c’’è di più istruito, con un’enfasi quasi regale: “Io! Io ve lo ordino!” Era folle, lo so. Ma ha senso essere giovani, se non per fare, in qualche modo, il matto? (…)

*Questo testo è apparso in versione originale in: Robert Walser, Prosastücke, Surkamp, Francoforte 1985, che raccoglie i suoi “Microgrammi”; in traduzione francese per le edizioni Zoé con il titolo Le territoire du crayon. Microgrammes, 2013.

**

Robert Walser

Lascia un commento