Tutto per me è carcere quaggiù. Tutto
La prima forma di prigione è stata
La famiglia, il sangue, una legatura
Magica, un legame di ferro e piombo.
Tutto. La mia prima trincea fu il sesso.
Lo sguardo reclamato, il corpo tolto.
Come un figlio che parla solo il gergo.
Come un giudice che trova volgare
Farsi capire. Il verdetto incompreso,
L’affondo nel veleno senza formula
Di un esilio incestuoso, di un destino
Da promessi orfani, da ingombranti ospiti,
Di ossi per cani educati alla rabbia.
Darei tutto quello che ho avuto indietro.
Nulla terrei. Non ho gradito.
L’impasto è stato indigesto. Il vestito
Stretto, un capo sbagliato, un capo vuoto,
L’abito in cui sono stato
Infilato, come nel tempo
Sospeso di un cappio.
Dal Diario di un nomade sedentario nella terra lucana (2024)

