ATR(I)O. Alfonso Guida

Tutto per me è carcere quaggiù. Tutto

La prima forma di prigione è stata

La famiglia, il sangue, una legatura

Magica, un legame di ferro e piombo.

Tutto. La mia prima trincea fu il sesso.

Lo sguardo reclamato, il corpo tolto.

Come un figlio che parla solo il gergo.

Come un giudice che trova volgare

Farsi capire. Il verdetto incompreso,

L’affondo nel veleno senza formula

Di un esilio incestuoso, di un destino

Da promessi orfani, da ingombranti ospiti,

Di ossi per cani educati alla rabbia.

Darei tutto quello che ho avuto indietro.

Nulla terrei. Non ho gradito.

L’impasto è stato indigesto. Il vestito

Stretto, un capo sbagliato, un capo vuoto,

L’abito in cui sono stato

Infilato, come nel tempo

Sospeso di un cappio.

Dal Diario di un nomade sedentario nella terra lucana (2024)

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