QUESTA PORTA CHE CI SEPARA. Nichita Stănescu

I testi sono tratti da: Nichita Stanescu, Le non-parole (Necuvintele), a cura di Dan Octavian Cepraga, FinisTerrae, Le meteore, Pavia 2024. La prima edizione, in rumeno, è del 1969.

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La perdita dell’occhio

Picchierei con l’unghia

fino a non avere più unghia

e con il dito fino

a consumarlo.

Ma è venuto da me

il cieco e mi ha detto:

“Amico, lascia in pace la tua unghia,

se per caso c’è un occhio

sulla sua punta,

perché infrangerlo?”

E tuttavia, e tuttavia,

qualcuno dovrà pur scuotere

questa porta che ci separa.

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Contemplazione

Appaiono le sfere malate, ulcerose, livide,

spegnendo il cielo notturno, premendolo da una parte.

Diventano umidi i fusti degli alberi, diventano liquidi

e scorrono, le aspre cose, lontano.

Restiamo seduti sulle panchina a guardare nell’aria umida

il ritorno del Figlio prodigo,

lo riconosco dall’aspetto, dal suono,

dal modo in cui muoiono

gli uccelli notturni intorno a lui

e dal freddo pieno di serpi anfibie,

che si stringono attorno ai miei talloni,

alle caviglie, alle tibie…

Polso

Ghiaccia all’improvviso la vista

tutta intera, e tutto il lago, tanto che saltava

fuori dai suoi argini, e la cometa della sera

distesa, sugli sci, giaceva.

Poi il disgelo giungeva talmente all’improvviso,

che annegare negli abissi

pareva naturale e uguale

a quei pesci gettati sulla ghiaia della riva.

Tutto stava nel saper nuotare

e poi pattinare sulla lastra di ghiaccio impietrita

e poi ancora nuotare, pattinare,

un attimo un giorno, un mese un anno, una vita.

Nichita Stănescu

Giovanni Castiglia

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Nichita Stănescu nasce nel 1933 e muore nel 1983. È considerato, dopo Tudor Arghezi, il poeta rumeno più carismatico del Secondo Novecento.

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