Ion Barbu (1895-1961) pubblicò un solo libro di poesie, Gioco secondo, scritto in un intervallo (1919-1930) della sua attività matematica in varie università. L’edizione completa delle sue opere è in Poezii, Editura Albatros, Bucaresti, 1970. In Italia sono state pubblicate 22 poesie nella rivista “Niebo”, n. 7, dicembre 1978, a cura di Cristina Zaccanti e Mioara Munteanu. Le due poesie qui riproposte sono tratte da quella breve antologia.

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L’annegato
Lampo straniero, separa questa pietra profonda;
valli ripide, tagliatemi un giorno come un cannocchiale!
Dell’Atlantico sono servo vibrato vero un corallo,
incoronato d’alghe, innalzato in polvere di roccia,
un tronco con consunti, vecchi rami che stanno per cadere,
da cui altri rami armati di serpi legnose
battono le acque, per staccare dal bagno azzurro
lingue verdi, sibilanti, tra i denti velenosi.
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Timbro
La cornamusa appassita del prato, o il piffero per strada,
il dolore diviso lo suona più piano, più forte…
ma la pietra in preghiera, lo spogliarsi dell’argilla
e l’onda fidanzata, sotto il cielo, diranno – come?
Occorrerebbe un canto grande, come
lo stormire di seta dei mari con il sale;
oppure l’inno del giardino degli angeli, quando
dalla costola del maschio, come tronchi di fumo, Eva nasce.

Giovanni Castiglia, Reliquia di mare
