A PIENE MANI. Jean Dubuffet

Il lavoro essenziale del pittore è il ricoprire. Non stendere con un pennino o un ciuffo di peli dei liquidi colorati, ma immergere le mani in secchi pieni o vaschette e coi palmi e le dita coprire come se dovesse stuccare con terre e paste il muro che ha di fronte, impastarlo in un corpo a corpo, imprimervi i segni più diretti possibili del proprio pensiero e dei ritmi e istinti che gli pulsano nelle arterie e gli percorrono i nervi, a mani nude o aiutandosi, se capita, con strumenti approssimativi buoni conduttori / qualche lama di fortuna o un bastoncino o una scheggia di pietra / che non interrompano né indeboliscano il fluire delle onde. Dopodiché quanto sarà inutile chiedersi se ci sia poco o tanto colore e quale sia! Ben misera cosa che il bianco utilizzato sia un po’ sporco e il giallo un po’ scuro! Del fango basta, nient’altro che del semplice fango monocromo, quando si tratta davvero di dipingere e non di colorare dei foulards.

*Il testo è tratto da: Jean Dubuffet, Piccolo manifesto per gli amatori di ogni genere, a cura di Alessandra Ruffino, Allemandi, Torino 2021.

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