DA MILLE ANNI

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Da mille anni, lo sai a memoria, i muri di argilla sognano l’acqua del mare che li ha lasciati; da mille anni i morti continuano a parlare ma solo di notte, con le mani, perfori l’aria buia a trovare i volti per quelle voci, le dita annaspano e non trovano; da mille anni un fruscìo si insinua, interminabile frana nelle case, piccole pietre colano dai crepacci, il freddo è così pungente da strapparti le dita; da mille anni non vorresti essere fra le ossa degli uccelli e dei pesci, giù nella grotta, pulcino nel burrone, topo nel buio, bambino cieco; ma su, nella radura, a sentire il martello del fabbro battere contro la porta di bronzo che finalmente ti darà accesso al regno dei morti; su, da mille anni straripa il nero dalla pietra, devi stare attento; là il mare è di calce, manda luce come polvere, ti senti la gola di vetro, raspi dal fondo della frana; da mille anni vorresti tornare su, dove tutto è ammutolito, dove prima c’era il terremoto del vento e ora cade un falco dal cielo; da mille anni piangi e consumi la terra con le lacrime, fa troppo sole, straripa il giallo, le cose non tengono più; da mille anni questi corpi tutti annodati vogliono da te una parola risolutiva, un punto di gelo che non li faccia sciogliere come fumo; ma tu tremi per la sete, ànsimi nei burroni, ti folgora il lampo; da mille anni speri di non essere l’ombra di quel morto ammazzato nel bosco, che sbatte sui sassi; da mille anni sogni il filo del pensiero nel rasoio del vento, scalfisci la vita come puoi, come ti consente la materia del vetro, il fumo del fuoco; ma da mille anni le funi sbattono nella notte, le porte lucenti ti accecano; e domani, ma solo domani, chiamerai te stesso dal fondo del dirupo; sono mille anni che nessuno risponde, mai nessuno, ma tu graffi l’aria dal pozzo, con la lama della voce, ancora una volta, ti tiri su, cerchi di vederti, di scoprire lassù, l’altro che è vivo; ma da mille anni il mare di polvere, la pietra che luccica, le ossa nel buio, ti risucchiano dentro case lunari e spalancate, sconsolati fondali della nascita che cancelli oggi e sempre dalle tue mani come il sangue di un delitto…

    (M.E.)

    Inverno, Giovanni Castoglia

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