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I “luoghi emblematici” sono territori mentali dove senso e forma coincidono così bene che al semplice contatto con la loro struttura lo sguardo entra nella loro intelligenza. Agiscono come le forze naturali che, roccia o torrente, sono sia elemento che figura. Se l’opera di André Masson si è sviluppata molto rapidamente verso l’elaborazione di una mitologia – di cui questi “luoghi” rappresentano i momenti più belli – è perché tutto in lei aspirava giustamente alla creazione di forme capaci di insufflare nell’immagine un potere superiore alla rappresentazione immaginata. In altre parole, la figurazione in Masson non è la ripresa originale di un vocabolario tradizionale: è una scelta imposta dalla necessità di incarnare l’impulso vitale in forme che ne siano il corpo naturale. L’energia anima le forme di Masson come la telluricità personifica la potenza in pietra, cascata o albero. Questo processo ha una sua storia.
Masson esordisce con i primi disegni automatici che traducono un tumulto elementare il cui movimento disorganizza la superficie fino a sfigurarla, ma nonostante questo attira le vestigia irrazionali di un mondo riconoscibile: queste “vestigia” salvano le apparenze permettendo, grazie alla visibilità di frammenti di corpi e di architetture, che si possa ancora parlare di “disegno”. In questi tempi non ci si potrebbe accontentare di un tracciato gestuale: occorre assolutamente riconoscere qualcosa nel percorso.
André Masson, a differenza degli altri surrealisti che preferiscono il collage, si ostina in questa pratica. Cerca di introdurla in pittura e non ci riesce, perché un quadro esige elaborazione e tempo. La soluzione arriva nel 1927 con il colpo di genio dell’invenzione dei quadri di sabbia. La continuità di questa pratica implica osservazione e riflessione: l’automatismo non è lo slancio incontrollato che la parola farebbe supporre, ma un impulso orientato la cui traiettoria congiunge maestria e spontaneità perché è preparato da uno stato di concentrazione. Tutto allora converge, tutta l’intensità fisica e mentale, verso un gesto che è tanto una scarica energetica quanto un atto plastico […].
(Traduzione di M.E.)
*I testi sono tratti da: Bernard Noël, L’enfer, dit-on, Lignes. Editions Léo Scheer, 2004.
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Immagini di André Masson
