Nota di lettura a Orienti I-II-III (Puntoacapo, Pasturana, 2024)

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“Ci sono terre dove le idee diventano mare”. Il linguaggio nitido di Elio Grasso sconcerta il lettore perché abolisce ogni discorso “concertante”: esiste come il frammento minerale di un paesaggio intimo che si concede ad altri paesaggi solo “con accenni di pensiero”. “E la penombra sarà tolta / dall’attuale ordine di questo mondo”. Il modo con cui Elio inserisce il “fuori di sé” nel “dentro di sé” appare un enigma matematico, come lo scrittore Benjamin Labatut definisce gli dèi. Il lettore che si avvicini a Orienti, I-II-III ha la percezione di una lontananza irrimediabile. La citazione dantesca E io in lei / le luci fissi (Paradiso, I, 65-66) ci conferma che lo sguardo del poeta è fermo dentro un cielo senza vento dove ripetere le frasi del proprio lessico come in un mantra non lirico che nega temi definiti, tantomeno psicologici o filosofici. I temi non sono la sostanza della poesia di Elio, ma le posizioni della parola in una lingua da decenni fedele agli scudi-baluardi della propria “fortezza poetica” (e intendo “fortezza” anche come virtù cardinale, costanza, ricerca della purezza e del bene della mente.) M.E.
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Il senso di una Ecloga
I
Camminava con molte arance
in mano, conoscendo
le strade passate e le presenti
dov’è epoca e trapelano
gli indizi di un’altra estate –
lentamente ci credi e ricordi
le canzoni colpite
le brezze e gli scavi
per piangere – tornare – al mare.
II
Contro i colpi improvvisi
in quest’orlo contrastati.
Pensa al volto materno –
ed è tutto, ciò che tu credi
presente dal remoto.
Dov’erano lampi e rocce altissime
s’accendono novità acquatiche
nel golfo, e voci di saluto.
III
Tu vedi colei che ti somiglia
come novità lungomarina.
Utile lusinga del tempo
materno con accenni di pensiero
nelle linee degli alberi,
impauriti dai lampi, in speranza
discendono alle dune
e l’infanzia è questo pino –
fronde su fronde crespe.
