DUE ANIME. Alfonso Guida

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Marco, sto continuando a leggere il tuo carteggio (Cento lettere, I libri dell’Arca, Joker 2023). Ti preferisco a Lumelli. Questione di toni e di linguaggio. Per il momento è così. Lumelli mi comporta sforzi di comprensione. Mi viene l’ansia leggendolo. Mi sento un bambino costretto a stare al passo della madre e intanto si affatica perché resta sempre indietro. Lumelli è un intellettuale. La tensione intellettuale è sua. Tensione come tenzone. Agguerrito. Beato lui. Io, al confronto, narcolessia e cataplessia. Io, al confronto, non faccio dispute con la lingua se la lingua sono io e mi parlo, mi parla. Vedi, io sono legato allo scibile psichiatrico o psicoanalitico perché più umano di quello esibito dalla critica letteraria e tu ne sei pienamente dotato. Il tono, dicevo. Tu hai un tono morbido, lineare, internamente sofferente, disincantato, amaro, e al contempo, fiducioso (perché sai che la resurrezione è possibile e dunque, hai fede nel miracolo, inconscia, per forza), Lumelli è l’ateo dei due, il politico, l’entusiasta che dice di non essere. Non so se mi spiego. Parlo della musica di questo carteggio essendo ogni libro uno spartito. E poi non posso non sostenerti quando associ la condizione del poeta a quella dell’uomo in dormiveglia. Si chiamano immagini ipnagogiche, ipnopompe. Io vado a letto per questo cinematografo. Immagini in movimento su parete di nebbia. È proprio così che quando veglio sto. Non cambia più di tanto Strana, questa mia linea continua tra giorno e notte, tra azione reale e azione onirica. Sarà che non vivo. Ed ecco la condizione del poeta da te dipinta: tra essere e non essere, tra vita e non vita. Ed ecco Angelo che insiste sul ” Sein”. Ha amato Hölderlin quanto io Amelia…

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Ha una grande cultura critica. Angelo. Gli piacerà il teatro.
Tu hai lo sguardo più libero. In te sento la complessità del reale . Sei più vicino all’umano. Perché sei uno psichiatra. Ma sei proprio tu così. E la scelta di fare lo psichiatra congiunta a quella di fare lo scrittore ti ha abbracciato. Più che farla la scelta è stata la scelta ad abbracciarti. Era inevitabile che diventassi psichiatra e scrittore. Se era inevitabile è perché dentro ti abitava la vocazione. Lumelli lo puoi capire meglio quando perde la strada, divaga, si dichiara incerto e non sa bene cosa dire. Lui, da questi buchi del pensiero trapela come un gatto.

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Il tuo libro con Lumelli l’ho letto e in due tre messaggi te ne ho parlato, distinguendo la tua voce dalla sua. Due differenze che si stringono e camminano insieme verso un operazione progettuale comune, unitaria. Lui intellettuale, dal pensiero crespo, crepitante, effervescente; tu più lento, più riflessivo, più depressivo, oserei dire, più rotto al disincanto e all’amarezza di una promessa presto tradita. Lui, il suo Hölderlin, l’ossessione del “Sein”; tu attanagliato dalla ricerca di un antropomorfismo possibile in fondo alla parola unica “Pallaksch”. Questo, in sintesi. Bella l’idea del carteggio da pubblicare in ]vita. Sfida gli stereotipi letterati e critici del tempo.

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