
Odilon Redon
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No, non aspetta niente e nessuno. Anche se il mutamento è nell’aria, quella respirata da tutti, tranne dai minerali o dai cyborg. Lo comincia a notare osservandosi l’occhio destro. Non guarda più davanti a sé ma di lato. Da quel momento rivolge un’estrema attenzione agli occhi della gente – in particolare nelle donne, che si dice siano più sensibili e ricettive – sia al destro come al sinistro, non tanto alla loro forma quanto alla loro direzione. Forse anche l’occhio si è impercettibilmente spostato. Impercettibilmente occhio e sguardo si sottraggono alla frontalità. Nessun abbassamento della vista, certo anche quella influisce, ma la vista può abbassarsi anche nell’altro occhio, quello dritto. Nessuna particolare anomalia o malattia del nervo ottico che può presentarsi, sia a un tratto che molto lentamente, accompagnata o meno da malessere. È il progredire dell’età che obbliga l’occhio a una deviazione? Dove guarda quell’occhio? E che cosa? Tutte le mattine cerca di truccarlo come l’altro, ma sempre la direzione diverge, esce dai contorni della faccia, come una freccia segnaletica di cui sia incomprensibile la lettura della meta. Poi si consola pensando alla bellezza di Venere.
Si chiede se l’occhio avesse attinenza col piede, e la sua andatura. (se occhio e piede non vanno in sintonia c’è il rischio di cadere). Infatti, tempo prima, era caduta e si era rotta un piede. Teseo aveva perduto il suo sandalo all’Inferno. Quanti zoppi c’erano nella mitologia e nelle leggende! Qualcosa di sinistro vi aleggiava intorno. Chi tocca la profondità ne rimane segnato. Chi zoppica è attratto irresistibilmente dal basso e non potrà più negarne l’esistenza: il basso seduce il piede. In particolare questa seduzione esercita il suo potere verso chi non crede nel Paradiso, ma neppure nell’Inferno. Chi sa che, se sale o solo provasse a salire, l’alto lo ricaccerebbe in basso, con una lieve spinta, come un palloncino. Se la tensione ascensionale è innata nell’uomo, altrettanto gli corrisponde il rimbalzo in giù. Sempre le elevazioni sono mediocri e frustranti. Lo zoppo deve rassegnarsi al suo piede zoppo che gli ricorda che la terra è lì, l’unico luogo in cui sta. Non si chiama, in musica, il basso continuo? Il basso ostinato, il ground? Partenza e fine.
Gli africani, gli orientali, danzano con i piedi aggrappati alla terra, quasi curvi, sembrano abbracciarla, mimano gli animali, battono il tamburo mimando la sua pulsazione. Non pérdono il suo contatto. Sanno che, se si allontanano, la terra si vendicherà. Tutti gli spiriti vengono dalla terra e ci tornano. L’estasi se la procurano col proprio corpo e con le erbe, e vari prodotti della terra. L’estasi è un’uscita solo dal presente. Una fuga. Ma non dalla terra.
Interpellerà un chirurgo plastico. Se è ancora impossibile non invecchiare, è invece possibile mostrarsi più giovane. Ingannare l’occhio dell’altro. Chiederà al chirurgo se c’è il rischio che l’occhio, una volta raddrizzato, possa di nuovo ostinarsi a divergere a scegliere una via laterale, volersene andare, da un’altra parte. La vecchiaia è maligna, spudorata. Vuole la giovinezza a tutti i costi, non vede quello che non vuole vedere, non sente quello che non vuole sentire e per questo è anche capace di qualunque cosa: ingannare e ingannarsi, tradire e uccidere. La vecchiaia corrompe l’occhio al suo potere. Lo costringe a obbedirle.
Ricorda Janàcek che si innamorò a settant’anni di una giovane donna. Scrisse per lei le sue musiche più belle e disperate. Tutta l’energia sessuale non espressa per quasi tutta la vita gli deflagrò di colpo, traducendosi in una passione estrema, spaventosa, per quella giovane, ignara di essere lei l’oggetto di quel folle desiderio e di quella musica, ma soprattutto fu passione assoluta per la vita – quella non vissuta ma continuamente rinviata, compressa, esorcizzata dalla paura di viverla. Un risveglio violento al presente, alla coscienza della propria capacità sensoriale insieme a quella, terribile, della propria imminente sparizione.
Era l’ultima occasione per vivere la vita da vivo. E aveva scelto di non sottrarsi più. Oppure pensava a quell’uomo che, fino a ottant’anni, non aveva volato e quando finalmente si decise a salire su un aereo il cuore non gli resse per l’emozione e lo colse un infarto.
Per quell’occhio che non guardava più qui ma da un’altra parte, provò angoscia e confusione. Non solo consultò il chirurgo ma il neurologo, poi lo psicologo. Quell’occhio indicava semplicemente che anche lei si trovava a un bivio: raccogliere tutte le energie e fare quanto fino a quel momento non era riuscita a fare, in una sorta di parossismo voluttuoso, oppure lasciarsi portare dalla sua traiettoria laterale, abbandonandosi al mistero del nuovo percorso – nuova direzione che, alla fine, avrebbe dovuto comunque seguire. L’occhio poteva sempre chiuderlo, ma mai totalmente. La divergenza laterale era una fessura, una fessura che lasciava passare uno spiffero. La colonna di Persefone? Da dove soffiasse non voleva saperlo. Gli Antichi si, loro sapevano dare risposte. Avrebbe voluto nascere in un secolo molto antico. Oppure aggrapparsi a quel detto evangelico: “Lo spirito soffia dove vuole”. Ora, si trattava di convincersi che non c’era nulla da temere e lasciarsi andare dove voleva quell’occhio.
C’era gente, il cui occhio – destro o sinistro- assumeva una fissità aliena. Guardava davanti a sé, immobile, quasi senza battito di ciglia, ma la pupilla era dura. Se l’esterno dell’occhio esprimeva l’interno, l’interno doveva essersi bruciato, inaridito, oppure quella superficie cornea difendeva, attraverso la rigidità della sua scorza, una fragilità, una sensibilità accumulata nel tempo che era meglio mascherare. Chi la guardava con un occhio così era morto a metà. Oppure era un giudice, un teologo, un ideologo,qualcuno che si credeva molto vicino a Dio. Di sua scelta o no? Il corpo sceglie per conto suo il momento di atrofizzarsi, rifiutarsi. Come si può dominare il corpo, convincerlo ad andare contro la propria natura?
Forse aveva un particolare significato se ad ammalarsi – deviare, fissarsi – era l’occhio sinistro o il destro? C’è relazione con gli emisferi cerebrali? Che cosa in lei cominciava a cedere o ad attivarsi? La ragione o l’immaginazione?
Il canarino non si era accorto che la gabbia non aveva tutte le sbarre a posto. Una stava per cedere. Lui, dunque, poteva fuggire. Ma se anche qualcuno glielo avesse fatto intendere, per lui era troppo tardi. Si era addomesticato. Aveva paura.
Tre cadute ha fatto l’umanità: la prima con Darwin, la seconda con Galileo, la terza con Freud. Non siamo stati più al centro di niente, neppure di noi stessi. Zoppica l’uomo, zoppica la terra, zoppica l’Io. Sprofonda e può soffrire facilmente di vertigini. Se il piede zoppica e l’occhio fugge lateralmente, quale anomalia la colpirà d’ora in poi? D’accordo: tutto cade verso il basso, capelli, naso, tette. Ma lo sguardo no. Solo non vede più chiaro e le indica un’altra strada da percorrere. È libera di seguirlo come no.
(2004)
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Leonardo da Vinci
