FUOCO, ORO, CENERE. Alfonso Guida

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Il mio pensiero sorge dalle spoglie dell’ io.

Queste ore di morte, di vento forte.

Per dire uomo potrai dire anche Matteo. L intenzione dell’ aquila è Giovanni. Si rifugiò in un’isola deserta, portò all’estremo la visione, volle la morte universale e di ogni tempo molto presto, ebbe il culto di chi anticipa la catastrofe pervaso da un segno di persecuzione: l'”ultimita’”.

Mondo muto che sconforti il silenzio.

Devi portare a termine ogni vita. Non puoi lasciarne in sospeso nessuna.

La morte si avvicina e la vita si fa chiara. L’arrivo sarà nella luce. I saggi, così, bruceranno, come falene. Bruceranno come i 1800 papiri di Ercolano, decifrati, con la tecnica della luce di sicrotrone, tomografia a raggi X, come Van Gogh e Artaud, come, disperatamente, nella luce, bruciò Georg Trakl. L’oro è il colore che appare in fondo alla scala cromatica dell’occhio del suicida. L’occhio centrale è borbottante materia vescicosa, cratere del cervello, di cui scrive Paul Celan. La caldera originaria, dove si finisce, ruotando, col capo rovesciato. Come chi si butta dall’alto, etc.

Il saggio impara tutte le lingue del fuoco che osserva in prossimità dell’istante in cui sarà cenere.

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