PER “PARTITURE”. Silvia Comoglio

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Il tempo ammutinato (Partiture), Book editore, 2023, è un libro sull’amore, amore della e nella parola, che indaga l’essenza fra vita e creazione penetrando le fibre linguistiche dei singoli versi. Il verso di Dante (Paradiso, IX, 81) “s’io m’intuassi, come tu t’inmii”, è il verso che mi affiora subito alla mente se leggo tutte d’un fiato le poesie di Silvia. La sua scrittura è un inmiarsi nel tessuto intimo della parola: spazi, virgole, linee, accenti, lineette, grafismi musicali, ci raccontano il codice miniato della sua poetica, come in un fiorire mai antico, sempre attuale, sempre pulsante. 

Ecco l’indice del libro:

1. ma, fiorisce dunque la parola

2. tu, allora, fiorisci

3. sottile, a microchiarore!

4. silhouette

5. i-mmortale proclamo te

6… incògnite tue rose, plasmate –

Scrive Silvia alla fine del libro: «Il tempo ammutinato (partiture) approfondisce una ricerca sull’essenza della parola e su tematiche già affrontate in precedenti raccolte, Silhouette e sottile, a microchiarore!, e per questo due delle sei sezioni della presente silloge sono introdotte con la stessa denominazione. Queste due sezioni non sono però la riproposta di opere già pubblicate, piuttosto sono la testimonianza di come esistente pensiero e parola siano in continuo movimento nascente. Un movimento nascente che si fonda sull’essenza della parola, sugli infiniti grembi che ogni parola, nel suo essere vita e creazione, contiene. Centrale sempre, in questa prospettiva, è il dialogo e l’ascolto della parola per farne fiorire tutta la vita che è e che racchiude».

La copertina del libro, una libera elaborazione grafica da L’impero delle luci, II, di René Magritte, ci parla di questo stato albale, o quasi notturno, della parola: di un tempo ammutinato agli altri tempi, libero di fluttuare nello spazio della pagina (Silhouette di rosa non rosa // la bruma che atterra ombra e paura : l’occhio // reso dettaglio di forti fruscii di voci”).

Silvia prosegue nel suo lavoro, mite e determinato, di dissolvere il senso del discorso in una fioritura di parole che inventino, attraverso i libri, un illimitato e fluido giardino, non un “paradiso” sigillato nei suoi confini (“amo il solo amare che appare in orizzonte / del tutto senza ciglia : terra comparsa alla mia porta, / còme, come mondo ai margini del mondo”). La poesia di Comoglio è da ascoltare come un’opera di Messiaen, dove i suoni sembrano non localizzarsi nella precisione della scrittura musicale ma sempre fuggirne a lato, come canti di uccelli, vibrazioni ultraterrene. La poesia “ultraterrena” di Silvia rifiuta il “dire” mistico e la sua retorica, per essere “mistica” nel modo con cui dispiega le parole sul foglio e ci persuade a cantarle con sé. Se l’occhio è “reso dettaglio di forti fruscii di voci”, è proprio perché l’occhio non può parlarci con l’intenso bisbiglio delle voci, anche intonate su tonalità diverse, dal maggiore al minore, intessute in una “cantata” non profana, polifonica e arcaica, terrena e ulteriore, verbale e non verbale, amorosamente aperta al dialogo. Silvia, in questo libro, ci offre la summa del suo lavoro, la musica del suo Paradiso. A epigrafe di Il Tempo ammutinato è citato Flavio Ermini: «L’esperienza poetica del pensiero coincide con il moto nascente della lingua». E come ignorare che, dentro il titolo stesso, dentro la parola visibile “’ammutinamento”, si nascondono parole segrete come “muti” e “nato”, che evocano fantasmi di silenzio e di nascita?(M.E.)

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Silvia Comoglio ha pubblicato le sillogi Ervinca (2005), Canti onirici (2009), Bubobubo (2010), Silhouette (2013), Via Crucis (2014), Il vogatore (2015), scacciamosche (nugae), (2017), sottile, a microchiarore! (2018), Afasia (2021), Il tempo ammutinato (2023). Fa parte del Comitato di Lettura di Anterem Edizioni e del Premio di Poesia e Prosa Lorenzo Montano.

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