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Di una bellezza sensuale e di un fascino intrigante, Gloria Grahame (1923-1981) si segnala come donna ambigua del cinema noir, divisa tra il bene e il male. Interpreta film come Odio implacabile, La bestia umana, Il bruto e la bella e, soprattutto, Il grande caldo. La scena in cui Lee Marvin la sfigura con una caraffa di caffè bollente è mitica, nella storia del cinema. Qui si riportano alcuni i ricordi di Gloria (1959), che riguardano proprio quella scena.
Di quella macchia sulla guancia devo ringraziare Fritz Lang ne Il grande caldo. Fu lui ad avere l’idea: la lite violenta, il criminale che afferra la caraffa di caffè, il mio urlo fuori campo: e io che torno barcollando, la mano premuta sul viso, pazza di dolore. Poi, nel buio della stanza, con Glenn Ford, il viso fasciato, carica d’odio, sfigurata, rivelo i segreti del gangster, del turpe Lagana.
Nei film che girai dopo, nonostante interpretassi le parti di donna sensuale, gli uomini mi guardavano sempre con una certa malinconia. Fissavano quel punto del mio viso – la pelle era fresca, morbida, intatta – ma come se immaginassero che lì fossi sfigurata. Ogni bacio era esitante, quasi temessero di farmi male. Questo accadeva a dispetto della trama del film e della volontà del regista. Ogni attore si comportava così, come se rispettasse un copione immaginario. Le rare volte che feci all’amore fuori dal set, chi mi amava mi sfiorava appena il viso.
Io non mi sentivo più libera: ero sempre quella che aveva sofferto lo sfregio. Così adattai il mio viso alla malinconia e recitai sempre con aria timida, vulnerabile e disperata, la voce rauca e fievole, come se gli uomini, da un momento all’altro, potessero ripetere con me quel gesto terribile.
Un giorno che mi ammalai, non fu un caso che venne a mancare la luce nella mia stanza da letto. Quando la lampada tornò luminosa, Ethel, la mia migliore amica, era china su di me e proiettava una lunga ombra sul mio viso. Io contrassi le labbra: in quel momento avrei voluto che non ci fosse Ethel ma un uomo che mi baciasse dove la macchia mi aveva sfigurato e così mi liberasse per sempre dal fantasma. Ma morii senza quel bacio. )
*Il testo è tratto da: Marco Ercolani, A schermo nero, QuiEdit, Verona 2010.
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