
**
Parola-sortilegio, blues: nasce dall’espressione “to have the blue devils” (avere i diavoli blu) e significa essere “agitato, depresso, allucinato”. In questo nuovo volume di versi, I Blues, (Nuova Limina, Anterem edizioni, 2023), Michela Gorini parla proprio di “quei blues con i quali dobbiamo entrare in contatto per sopportare l’arido vero leopardiano” (Stefano Guglielmin). E il libro si sviluppa per onde successive, dove le lingue si mescolano, onde nelle quali vibra una libertà espressiva che rende il libro leggero e tragico, come se venisse da arcipelaghi lontani a sciogliere qui, in queste pagine, il nodo antico di una identità fluttuante. Ne trapela un discorso interrotto, frammentario, ma felice nel suo rivelarsi incompiuto, immerso in sillabe libere (“le corde vocali / celebrare le strettoie // consonanti di un / legamento // legame / lega me / lega me); (“toute seule / d’un seul / absolu // tu va sortir // d’une absence / génératrice, on peut dire); in epigrammi del nulla (“hai fallito ogni giorno, / nuoti verso il nulla verso // ogni giorno un vuoto verso”). Le diverse poesie, come richiami di uccelli, ondeggiano per sequenze musicali, e il lettore non ha tempo di fermare la sua attenzione su un concetto, perché segue la linea ondulatoria del dire poetico, come i versi di Goethe nel lied schubertiano Meeres Stille: “Profonda calma regna nell’acqua, / immoto riposa il mare / e inquieto guarda il navigante / la piatta superficie tutt’intorno”. Il poeta si avvicina alla fine e non sa esattamente cosa ha letto, si sente, lui stesso, letto dalle parole del libro come da improvvisi della lingua, fulmini lievi che gli girano attorno come falene stupite, addolorati blues, tenere allucinazioni (M.E.)
**
Antologia
Stretto segreto
se la morte ti ha versata
attraversata tògliti
quell’amore che ti togli
la maschera di un
corpo veste
nero metastasi
cartella clinica
al viso sfaldature
settembre la notte scorsa
la lunga corsa
l’abisso il crollo, agosto
l’abisso il crollo, il morso
rimosso rimorso
rubata
a me ti
lettere
aperte
tu dentro
le lettere
aperta
tu dentro
piccola
stretta
stretto
segreto
*
Sovraesposto
La soluzione più precisa alla equazione della vita è il corpo. Niente più del corpo ti avvicina alla soluzione della vita. Tutto l’immesso, impaginato, sparso intorno alla figura propria, riguarda una esistenza. Non verrai a una specie di conoscenza, dopo. Il sapere guarda l’esistere. Esistere non osserva la regola del corpo. Un corpo senza indizio percettivo può respirare. Vita ha a che vedere con trama di narrazione. Con il corpo muore l’esistenza, esiste segno di una volontà. Il visibile. Volontà intesa come. Non intesa come
Segni che ha lasciato sembrano trama di narrazione, non più intrisi della impronta. Vuoto di lei tra le mani li sposto li chiudo memoriali e rituali, tra le mani.
Il pensiero della voce è pensiero. Da qualche tempo sono senza lei. Senza dolore. Da qualche tempo lei è stata un dolore. Da qualche tempo non so se non vive la vita se non
La soluzione più precisa alla equazione della vita è il corpo senza voce solo suono, temperatura. La sua sveglia che suona ogni mattina alle ore 6. Nel corridoio del fine vita. Piano piano, poi
**
Michela Gorini (Pesaro 1971, psicoanalista). Ha scritto La produzione di amore (Dot.com Press Poesia, 2018), La tua formula invertita femmina (Kolibris, 2020), Diario del sangue e delle ossa (Ladolfi, 2021), I Blues (finalista al Premio Montano 2022, Edizioni Anterem 2023). Suoi testi in lingua italiana e tradotti sono presenti in diversi litblog.

Michela Gorini
