LA CROCE E LO SPECCHIO. Alfonso Guida

Spesso il tentativo di riabilitare una malattia non è che una scusa tirannica quanto la malattia stessa. Non c’’è niente di nobile nelle trasgressioni, nelle finzioni del Carnevale. Ne ha parlato Bachtin, Michail Bachtin, Medioevo, Rabelais. Ed è vero quello che scrisse, prima di deporre per sempre foglio e macchina da scrivere, Amelia Rosselli, pavone/prigione. Ecco, questa rima. Non sappiamo quanto volontaria. Pavone come uccello dai cento occhi. Cento occhi come la CIA. Il pavone [pavo cristatus] della schizofrenia, dell’io irreparabilmente al di qua del tu, sospettoso, paranoico. Il piumaggio della coda del pavone maschio del gigante Argo Panoptes, un gigante di cento occhi, che, quando dormiva, ne chiudeva cinquanta per volta. Argo è anche astuzia. Guardingo, pupille dinamiche, tutto sotto controllo. Il razionalismo di ogni piano di sterminio. Rosselli sterminata dal suo demone. Pavone/Prigione. Amelia è morta in carcere. Nel grembo del suo carnefice cioè del pavone gigante. È stata suicidata dalla furia omicida di una civiltà ancestrale, ctonia, Olmechi, Aztechi, Irochesi. Civiltà pre-colombiane. Variazioni belliche è un catalogo di aggiornamento. Di stragi. Sacrifici tramandati. Perpetuati. Di padre in figlio, sacrificio. Ostia. Dolore che inghiotte. Dolore di una guerra. Cristologica, Amelia. Il suo Jesù, da lo cuore spinoso, così millenario, confuso al grido di protesta di Rocco Scotellaro, non può che essere l’invocazione di una vittima. In questo caso, Cristo e Amelia sono la stessa persona e lo specchio è la croce. Sì la croce è lo specchio (20/9/2023).

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Giovanni Castiglia

Amelia Rosselli

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