
Giovanni Castiglia
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Cosa c’era scritto ieri, sui giornali? Tifone Gustav. Un bel nome. Tutti chiusi nei cessi, con le sbarre alla finestra, mentre il ciclone travolge ringhiere, deforma biciclette, riduce le auto a sculture: l’opera di mille artisti informali. Bravo Gustav! Uno splendido lavoro. Un Rinascimento alla rovescia, come la vita. Dai templi alle rovine. Se il Maestro del Destino si offrisse di ridarmi il corpo, dopo l’istante estremo, e rivestire di nuovo le mie ossa con carne, pelle e vestiti, e rimandarmi a soffrire da padre, madre, moglie, figli, rifiuterei: come posso rinunciare alla gioia di non esistere qui, fra le mura dell’ospedale per tornare alla tormentosa sofferenza dei vivi? Alcuni matti si vantano di essere i sovrani della corsia. Proclamano il loro delirio illudendosi di trasformare il mondo. Invece offrono al nemico un’arma terribile: le loro stesse parole.
Tutto nasce dal silenzio. Dal segreto. È lì la resistenza. Di me, con tutti i miei corpi e le mie anime; di me, attento studioso del vostro sapere, ostinato archeologo delle vostre tecniche, non conoscerete niente. Io invece conosco Charcot, Janet, Jung, possiedo tutte le chiavi, so tutti i misteri. Fra le chiavi del simbolo e quelle del reparto psichiatrico qual è la differenza?
Vivo la condizione del giusto, quindi non posso aspettarmi altro che questa lunga e tenace inimicizia con voi, mascherata dalle tecniche, dai camici, dai nomi farmacologici. La mia mente cola. Ma voi, da millenni, la asciugate con uno straccio sporco che poi strizzate nel cesso. Un giorno o l’altro, proprio per questo, vi troverete a vagare nel vostro pianeta come automi crudeli. Ma io, con pazienza inflessibile, combatto le regole del gioco. Combatto te, fratello psichiatra. Tu hai smesso di piangere, io no: il mio delirio è le mie lacrime, la mia libertà. Senza legami, trabocco di legami col mondo degli spiriti, col regno dei morti vivi. Sei come ti pensavo, siete come vi pensavo: anime morte. Vi compiango. E, se ne siete consapevoli, vi odio di più e vi compiango di meno. Leponex cento milligrammi una compressa ore otto. Sereupin venti milligrammi una compressa ore dodici. En due milligrammi una compressa ore ventuno. In caso di insonnia trenta gocce di Talofen: ecco la terapia che avete pensato per il Grande Schizofrenico, tutto il vostro potere in milligrammi». (M.E.)
