PERLE, TEMPO E DESTINO. Silvia Comoglio

Una lettura di L’infilaperle e le altre, di Elisabetta Negroni, L’autore libri, Piccola Biblioteca, Firenze, 2000.

Marc Chagall

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Era una vecchia canuta, come se ne ammirano con tenerezza in certe foto color seppia” è l’incipit morbido e fiabesco, cristallino e ancorato nel tempo, di L’infilaperle, uno dei racconti di Elisabetta Negroni. Docente e terapista di persone affette da disabilità, Elisabetta Negroni, in questo racconto incluso nel libro L’infilaperle e le altre, così come anche nei racconti delle raccolte Racconti di Donne e di Fate e La bimba antica, crea con la sua acutissima sensibilità e capacità introspettiva personaggi e situazioni che, per quel loro alone di mistero ed enigma, potrebbero sembrare in urto con la nostra esperienza del reale. Ma, appunto, è soltanto un potrebbero sembrare, ed è così perché la loro realtà affonda nella nostra identità, nel nostro essere persone, e personalità, indefinite e in itinere, fragili e misteriose, sembianze, e anche specchi, di tempi che si intrecciano e si fanno destino, o appello, a cui si deve rispondere.

Appena un tratto di penna e Viola Priscilla e Lupo di L’infilaperle o la vecchia di Gira… Gira… In tondo si fanno presenza, e non potrebbe essere diversamente quando la capacità di introspezione è così acuta e profonda da farsi tangibile, tridimensionale. Meglio ancora, corporea. Ed un corpo che si plasma e nutre di introspezione e profondità non può non essere, proprio per questa sua singolare fisicità, anche puro tempo e destino. Un tempo e un destino che, però, misurandosi con questi parametri, possono essere indagati e offerti solo guardando e attingendo da quella che è la nostra dimensione più intima e segreta, ma anche magica e misteriosa al punto da sconfinare nel mondo dell’occulto.

Ancora un filo; e perle irregolari come sassolini turchesi si infilzarono veloci, quasi obbligate dalla volontà della vecchia che a suo capriccio sceglieva e scioglieva colori e contrasti. Formava e disfaceva intrecci”. Fili e perle. E l’infilaperle con il suo fare e disfare intrecci. Fili dal respiro sottile e metafisico che accolgono altri respiri, le perle, vale a dire quei respiri che al ritmo delle umane passioni si fanno pieni e luccicanti di amore inquietudine dolore… E nella danza dei fili e delle perle, e del linguaggio preciso e scolpito di Elisabetta Negroni, il destino e il tempo si scoprono nella loro incessante mutevolezza. Fattezze e circostanze si incontrano e scontrano e ciò che sembrava definito continuamente si ridisegna tra le mani dell’infilaperle. Ma chi è l’infilaperle e quale il suo ruolo? Una delle tre Parche, o una combinazione di tutte e tre? O è Tempo e Destino, l’uno incarnato nell’altro così da congiungere tutti i possibili fili e le possibili perle? O ancora, è uno specchio e in quello specchio ci riflettiamo fino a cadere e diventare noi l’infilaperle? Una relazione/metamorfosi, questa, che rende del tutto inedito e sorprendente il Tempo/Destino. Inedito e sorprendente perché scopriamo di essere noi quell’unitarietà di Tempo e Destino, e in questa unitarietà si diventa capaci di assorbire passato e futuro, di sentire e vivere il Tempo/Destino come circolarità e totalità, quella stessa che incontriamo nel racconto Gira… Gira… In tondo. Una vecchia anche qui che ad un certo punto racconta una storia e all’interno della storia un’altra storia e poi ancora una storia in questa storia… La vecchia non solo sente e vive il Tempo/Destino ma è essa stessa Tempo/Destino e noi lo diventiamo con lei. E il dirci che è, che siamo, Tempo/Destino attraverso una due tre… storie è un espediente per facilitarcene la comprensione. Non è del resto la storia, la fiaba, a raggiungerci nella nostra infanzia come prima forma di linguaggio e tempo/destino? Come linguaggio che per primo si assimila introietta e sedimenta e per questo, perché innestato nelle pieghe più intime del nostro sentire, il più immediato e comprensibile? La fiaba, ossia, direbbe Walter Benjamin, lo spirito più profondo con la mano più leggera.

Ecco, questo, lo spirito più profondo con la mano più leggera, è la cifra che contraddistingue Elisabetta Negroni e i suoi racconti. E forte di questa cifra Elisabetta Negroni entra esplora e scandaglia ogni dimensione e tutto – amori e rancori, baci schioccanti e statue che vivono “un tempo infinito e fulmineo”, donne lupo e formule magiche, streghe e madri che all’occorrenza si spalmano unguenti e volano dalla finestra – tutto è essenza vita e voce che vibra all’unisono e l’intero Tempo/Destino, noi, si ritrova tangibilmente presente in tutte le possibili combinazioni di fili perle e grovigli, di regole e assenza di regole, di ombre misteri e passioni. Semplicemente, il Tempo/Destino in cui tutto nasce e si dice. O ancora, più semplicemente, l’universo di Elisabetta Negroni.

Marc Chagall

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Elisabetta Negroni è nata a Roma e vive attualmente a Padova. È docente, formatrice e terapista di persone disabili, ha fondato e diretto centri di riabilitazione equestre. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni tra cui Racconti di donne e di fate (L’autore Libri Firenze – Premio Garcia Lorca 1998), L’infilaperle e le altre (L’autore Libri Firenze –Premio Città della Spezia 1999 e Primo Premio per la narrativa edita Foemina d’oro 2000), La bimba antica (Ibiskos Editrice, Risolo).

Elisabetta Negroni

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