Nel fermo centro di polvere
di Marco Ercolani
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Aria intorno alla testa,
buio sparire a mezzanotte,
ora senza isole
nell’impossibile blu di un bosco
dove passano e volano (domani)
quali uccelli
terrorizzati?
Cielo dipinto dal pittore
quando l’aria non è ferma
e invisibile il vento penetra le nuvole.
A noi resta l’aria illuminata e senza grida
il paradosso di un giorno senza morte.
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Devi essere musicale. Camminare con loro,
giovani, sonnambuli, leggeri,
come se il sole fosse fermo.
Hanno vestiti che perdono luce. Le finestre tornano vetri
spaccati. E quel suono indecifrabile, come di risacca.
Devi essere musicale, trascrivere con giustizia.
Fuggire l’ansia del foglio.
Orchestrare con strumenti che spariranno.
Sei chi resiste sull’orlo perché la vita in te
fermi i suoi segni e le lacrime fuggano.
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Sulla riva del mare
stregando animali smuovendo pietre
incantando terra e inferno
preda
delle voci mute che abbandonasti
diventando parola,
per desiderio
ti volti, la guardi.
Legge infranta. Il nulla. L’invisibile
tornato nero,
il silenzio fitto di voci,
fine violenta
all’ordine del canto.
*I testi sono tratti da: Marco Ercolani, Nel fermo centro di polvere, collana “Radici” diretta da Gabriela Fantato, Edizioni il Leggio 2018.

