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L’inganno
Le rese dell’anno
magre e disdegni
l’angelo delle
appartenenze.
Cade oltre la tua
pena di palpebre
giunte al giorno.
Nasce, in questa
fase, l’idea
risentita.
Dio:
Quante mani ancora
interporrai?
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Dipingendoti
Nella parte decifrata
della mente, come
calvario cieco cerco.
E leggo bene: trasuda
sfatta l’opera all’ascolto
del suo permanente
parodiare.
Decido sorti distese
abbellendo domande.
Elusa tornerai sul
falsopiano a MENTIRE.
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Il distacco
Acqua bastevole
al fiore.
Per te asserisco
vendette e primavere:
dettato
rispetti sino
al collo e luna
indietreggia – madre
del bel peccato.
Nutri la tua stella
chiamata a convito
nella cantina.
E per amore per amore
il distacco.
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Chi ti ama
Somiglia a inversioni
capovolgimenti
del senso.
Taci.
Sa, ora inferma – che
episodico al tempo
è l’eterno
promesso nelle gabbie
di amore.
Tranquilllo nei sommovimenti
tellurici – ancora mistero.
Doni.
Chi ti ama?
Forse il trifoglio e la vite.
Il vino che ti muterà.
Così. In segreto.

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