L’INGANNO. Lorenzo Pittaluga

Lorenzo Pittaluga

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L’inganno

Le rese dell’anno

magre e disdegni

l’angelo delle

appartenenze.

Cade oltre la tua

pena di palpebre

giunte al giorno.

Nasce, in questa

fase, l’idea

risentita.

Dio:

Quante mani ancora

interporrai?

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Dipingendoti

Nella parte decifrata

della mente, come

calvario cieco cerco.

E leggo bene: trasuda

sfatta l’opera all’ascolto

del suo permanente

parodiare.

Decido sorti distese

abbellendo domande.

Elusa tornerai sul

falsopiano a MENTIRE.

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Il distacco

Acqua bastevole

al fiore.

Per te asserisco

vendette e primavere:

dettato

rispetti sino

al collo e luna

indietreggia – madre

del bel peccato.

Nutri la tua stella

chiamata a convito

nella cantina.

E per amore per amore

il distacco.

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Chi ti ama

Somiglia a inversioni

capovolgimenti

del senso.

Taci.

Sa, ora inferma – che

episodico al tempo

è l’eterno

promesso nelle gabbie

di amore.

Tranquilllo nei sommovimenti

tellurici – ancora mistero.

Doni.

Chi ti ama?

Forse il trifoglio e la vite.

Il vino che ti muterà.

Così. In segreto.

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