UNA TRASPARENZA ARCAICA. Per Alessandro Ghignoli

La poesia di Alessandro Ghignoli (Pesaro, 1967) sorprende il lettore per un linguaggio ondivago e fluttuante, sospeso tra poesia e prosa; la poesia rispecchia e ripensa, nella sua vertigine riflessiva, le proprie strutture, attingendo ad arcaismi, ispanismi, cantilene; la sua prosa, né “racconto” né “poème en prose”, è il naturale sviluppo di una rigorosa logica della composizione, di una scabra e musicale fermezza stilistica. “Lisca conficcata / tra carne e ossa, / pastoso deglutire / di soggetti e predicati, / liscia a tastoni / purezza violenta e tranquilla / cattura e consola / tra nome e immagine”.

Sulle tracce della più stilizzata musica contemporanea, da Bussotti a Sciarrino, l’autore ci parla di una lingua che viene dissolta dall’attraversamento delle stesse parole che la fondano. La sua scrittura è un oggetto che non può essere né definito né raccontato: sfugge, come la traccia fantastica di un passaggio alieno.Ogni parola è l’ombra di un’onda. Il presente nel passato che si crea nonostante il dire”. Ghignoli parla di un’alea consapevole del linguaggio, di un sogno della lingua davanti al quale il sognatore è sveglio, sì, ma anche estraneo, e controlla il flusso di coscienza delle immagini o attraverso improvvisi arcaismi o modificando il ritmo della sintassi, franta e imperfetta, orientata e disorientata insieme, come accade in alcuni “corpi celesti” della musica maderniana. In questa ricerca carnale della materia poetica, “tra carne e ossa”, “tra nome e immagine”, si sviluppa l’affilata, ritmica intelligenza della sua poesia, che traversa la propria vertigine. Il concetto di “traversare la vertigine” incrocia anche il compito del “traduttore” (Ghignoli è raffinato traduttore di poeti contemporanei di lingua ispanica). Il traduttore traghetta, “transduce” una lingua verso un’altra lingua, aprendo fessure nel linguaggio. Quasi fosse proprio questo il compito della poesia: scavare crepacci ma offrire nodi e corde per sostare lungo il precipizio. Ghignoli insegue lo strazio sottile e acuminato di questa trasparenza.

La malinconia profonda di Ghignoli suggerisce analogie con le riflessioni di Pessoa e le speculazioni di Leopardi su quella che è la sostanza della poesia stessa: vivere in un posto che è “parallelo alla sua stessa ombra”, abitare una vita insidiata dalla sua dissoluzione ma non rinunciare a descrivere questo spasimo, in una propria tormentosa “scienza degli addii” (Mandel’štam). Lo scrittore afferma di essere “l’intruso” – dilemma che all’ironico Walser e al pensoso Quignard è assai familiare, un eretico, un “senza permesso”, e l’agonia della sua scelta è “far andare” il bisbiglio, trovare una giusta direzione espressiva per il proprio “difforme” respiro. Celan intitolava un suo libro di versi Svolte di respiro. La lezione celaniana è inscritta nella disperata ma sorvegliata semiafasia di Ghignoli, a cui preme solo “ciò che resta” del gesto poetico (M.E.).

Opere. In poesia: La prossima impronta (Gazebo, Firenze 1999), Fabulosi parlari (ibidem, 2006) e Amarore (Kolibris, Bologna 2009, Premio Lorenzo Montano 2010). In prosa: Silenzio rosso (Via del vento, Pistoia 2003), Lenta strana cosa (Formebrevi Edizioni, Caltanissetta 2018). Per la critica: La notte dell’assedio. Quattro poeti spagnoli contemporanei (Orizzonti Meridionali, Cosenza, 2005), Un diálogo transpoético. Confluencias entre poesía española e italiana (1939-1989), (Academia del Hispanismo, Vigo, 2009), La comunicazione in poesia. Aspetti comparativi nel Novecento spagnolo (Fara, Rimini, 2013), La palabra ilusa. Transcodificaciones de vanguardia en Italia (Comares, Granada, 2014). Ha curato numerose edizioni critiche su autori spagnoli, portoghesi e ispanoamericani all’italiano, fra cui José Hierro, Luis García Montero, Camilo Pessanha, Hugo Mujica, Juan Gelman. Suoi scritti sono stati tradotti in polacco, spagnolo e tedesco. Redattore della rivista L’area di Broca”, è  codirettore della collana “Quaderni di poesia europea (Orizzonti Meridionali, Cosenza) e vicedirettore del programma radiofonico “Sala de ensayo” (Radio Círculo de Bellas Artes, Madrid). È docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Malaga.

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