
La Scalinata rossa*
La Scalinata rossa di Soutine: i gradini fusi come lava di vulcano, assomiglia a una rotaia incendiata; la circonda una casa sghemba, due porte e tre finestre, scosse da un sussulto spasmodico. L’unico punto immobile del quadro è un rettangolo di cielo azzurro-scuro, con la sagoma del campanile. Un esempio di materia suppliziata, come Soutine definsice I paesaggi che il suo pennello contende alla bufera. Dalle sue case appiatite e storte, dalle sue nature percorse dal vortice distruttivo del segno, Soutine perviene a un consapevole rifiuto della disgregazione e dell’astrattismo. Il suo segreto èproprio il vento, la presenza costante di un vento che è l’occulta sintassi del quadro: ciò che contemporaneamente unisce e travolge. Soutine, nonostante l’accesa violenza dei colori, non disgrega mai la tela ma ne fa l’epicentro di una bufera incessante. Gli oggetti – le case, gli uomini, le strade – non sono spariti: sono prossimi a sparire. Le case dipinte prima di essere divelte o ghermite da una raffica; gli alberi curvi prima di essere sradicati; il cielo azzurro prima che una massa di nubi lo ricopra e ne travolga i colori. Nella lotta fra cielo e terra, dove la terra è sempre destinata a soccombere, Soutine costruisce la sua tela come un bivio, una croce alla quale si inchioda senza lasciare la terra e senza cedere al cielo, sanguinando la disperazione della prossima perdita.
*Il testo è tratto da: Marco Ercolani e Lucetta Frisa, Détour, “opuscola”, Genova, 1985 (a cura dell’Ufficio Ricerche e Documentazioni sull’Immaginario).


Eh, un bel testo (conciso e preciso) su un pittore il cui stile mi ricorda V.van Gogh e E.Munch. Ancora auguri Marco
Inviato da Virgilio Mail
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