SONETTI A ORFEO. Rainer Maria Rilke

(traduzione di Massimo Morasso)

XI.

Per quanto il mondo rapido si muti

come alle nuvole la forma,

ogni cosa compiuta torna

al fondo dell’antico.

Oltre il mutamento, oltre il cammino,

più vasto e libero,

persiste ancora il tuo preludio,

Dio con la lira.

I dolori non li si è conosciuti,

l’amore non lo si è imparato,

e ciò che nella morte ci allontana

non ha deposto il velo.

Solo il canto levato sulla terra

consacra e celebra.

XIX.

Guarda il cielo. Non c’è una costellazione chiamata “Cavaliere”?

Ché questo in noi è scolpito in modo strano:

quest’orgoglio della terra. E un secondo

che lo sprona e che lo tiene e che lo porta.

Non è così, inseguita e quindi al freno,

la tesa, anelante natura dell’essere?

Via e svolta. Ma uno strattone li accorda.

Nuove vastità. E i due sono uno.

Ma lo sono? O non pensano ciascuno per se stesso

al cammino che percorrono insieme?

Già non ha nome il divario tra tavola e pastura.

Anche l’unione delle stelle mente.

Ma ci rallegri almeno per un attimo

credere alla figura. E’ sufficiente.

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