
Una busta che conteneva fogli volanti, con testi spesso rari e introvabili – taccuini, lettere, frammenti -, ma in grado di svelare il punto focale dell’ottica di un autore, il suo occhio, il suo volto più vero. Questa è stata la prima serie di Arca. Così Arca è vissuta per quaranta numeri, con cadenza pressoché mensile, ed è stata spedita a quaranta amici. In quelle pagine non cucite insieme c’era un “segreto” entusiasmo e un programma di poetica
“Non archetipi ma arche. O, più poveramente, buste, custodie in cui salvaguardare certe scritture dallo sfregio dell’indifferenza. Non libri da accumulare per funerei cataloghi futuri ma pagine sparse,che vogliono avere l’auctoritas del relitto, la chiarezza della reliquia, l’orgoglio della scoria. Picciol legno in cui mettere da parte ciò che deve realmente andare perduto”.

Questa seconda serie non nasce dalle ceneri della prima ma ne vuole continuare l’energia e lo spirito. Il programma resta lo stesso: individuare e proporre quelle opere, a volte marginali ma spesso determinanti, in cui l’io dell’artista affronta, come per la prima volta, i modi e i nodi del suo operare. Se adesso Arca muta veste grafica, è solo perché la sorte ci presenta la possibilità di realizzare dei fascicoli in cui raccogliere, tre volte l’anno, il nostro lavoro. Ma noi non intendiamo mutare intenti. La sostanza aerea e mercuriale di Arca sarà rispettata anche nella seconda serie, nella forma, più solida ma non più rassicurante, del fascicolo. La rivista si dividerà in cinque sezioni: Segnali, che ospiterà testi poetici, prose o saggi, dai classici ai contemporanei; Destini, dove ricorderemo artisti fraintesi o dimenticati; Variazioni, in cui dialogheremo su temi comuni; Sinopie, che accoglierà testi di e per pittori (fotografi, scultori, ecc.); Graffiti, dove un artista contemporaneo proporrà alcune immagini del suo lavoro, composte esclusivamente per Arca.
Non una rivista di letteratura, dunque, ma uno spazio in cui la scrittura si confronta con altre forme espressive, sonda i suoi limiti, s’interroga sulle ragioni del suo cammino. Cerca, infine, di sciogliere un enigma: quello che a volte può nascondersi in una vita, in un’immagine, in un libro.
Genova, gennaio 1997
