SONO DI SABBIA E SFINITA. Serena Olivari

Io

Io mi soppeso nei lunghi silenzi del mare.

so pesare la tristezza con le gioie,

ma fare le tare non ricordo più.

Mi riconosco a volte in un’immagine che piace,

ma spesso pesa più quella me così

ostinatamente grigia che la luce l’ha

ingoiata l’asfalto.

Sono di sabbia e sfinita

continuo a passare nella strettoia

per riallargarmi e capovolgermi ancora.

***

Treni di note

rincorrono l’orecchio

accalcandosi dolci

sul tappeto

ornano l’antico

ritratto del mare

sul portico stellato della sera.

***

Ti ricordi quando tutto si faceva lucente?

Quando il dolce dormire dei corpi vicini,

era una scusa per stare svegli a spiare?

Spiare la vita dell’altro: il suo mistero.

Ti ricordi più indietro nel tempo?

facevi lo stesso per farti cullare,

uno scherzo una carezza,

spiare l’amore materno

con occhi fintamente assopiti,

un quasi buio per non strabordare d’amore.

***

Dal vaso turchese mi giungono inviti,

c’è festa là dentro colori antichi

ricordi di avi che proteggono il gioco,

viti, tre conchiglie, una puntina blu,

se guardo meglio mi tiro su.

C’è musica note spartiti vestiti da sera,

una borsetta trapunta, una vecchia bandiera,

Sulle righe confuse rimando parole,

poi inizio ad estrarre cotone, di mille tinte

violette un po’ spente, lo estraggo dal vaso lo

lancio per aria, mi muovo da un batuffolo all’altro

mi espando fluttuando giro così per qualche

settimana ed infine ripongo la lana.

***

Un bagliore improvviso

alla mente un attimo

ti accende,

verdi di stoffe e broccati,

compaiono i tuoi antenati,

con grande maestria

cambi stoffa al sipario,

un altro bagliore

e compare un mare stellato

con grandi orli

di sabbia a lato.

Piccole pietruzze pregiate

decorano la notte.

Ti addormenti mentre

il tempo tesserà un mattino nuovo.

***

Bontà della vecchia

comune indifferenza

tutto è così sempre

senza toni che ne

invento una nuova,

indifferenza al sesso,

al vento, al rumore

alla paura,

così non si rischia,

poco entusiasmo

molta incertezza

siedo a gambe incrociate

stufa – aspetto che passi.

***

L’equilibrio fresco

della sera

ci annaffia di calde

parole.

Sorrisi ampliati dal blu

si rispecchiano

nel ricordo dei prati.

Un gabbiano osserva

il mare, ma che cosa è

per lui un prato?

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