

Lettera di Louise Bourgeois a un critico d’arte (1986).
Se la mia stanza ti disturba, a me non importa un fico secco. Figuriamoci. Ho novantadue anni e mi porto ancora dietro questo corpo da massacrare, vuoi che mi interessi la tua opinione? Mi hanno chiesto un’installazione per la Galerie des Fleurs e ho fatto questa stanza. Dall’esterno è un cubo magico e luccicante, che manda riflessi iridescenti. Ma, se ci entri dentro, ti sembra di essere come dentro uno strano miraggio (o una tortura), con lame lunghe e sottili appese al soffitto, che oscillano impercettibilmente, affilatissime. Devi camminare con prudenza se non vuoi ferirti. Ogni spettatore, entrando a vedere, deve essere molto attento o finirà tagliuzzato, mani, faccia, piedi. Bello sarebbe se le lame lo colpissero bene, ma proprio bene, e uscisse dalla mia stanza barcollando, tutto insanguinato. Non trovi che l’idea sia birichina? Chi ha installato le lame per me mi ha convinto a non programmare il loro movimento a velocità troppo elevate, per questioni di rischio. Io gli ridevo in faccia, dicevo: «Vigliacco! Hai paura che ci denuncino? Dovremmo farli ruotare velocissimi. La vita è questo». Ridevo da piegarmi in due.
A me sembra che la stanza dica in modo perfetto il suo incantesimo. No, non è un sogno, detesto i sogni che spadroneggiano volgari nella notte. Io voglio incantamenti che posso modellarmi da sola, controllando il pericolo e la paura. L’incantesimo è più amichevole del sogno; non è uno stato passivo. Il sogno acceca, l’incantesimo no.
Avrei potuto fare una camera tutta di piume che ti solleticano, ti fanno ridere di piacere, induriscono il cazzo degli uomini e bagnano il sesso delle donne, o una camera di giunchi flessibili e vigorosi, che a passarci dentro emettono suoni rassicuranti e melodiosi, come una foresta stregata, un piccolo paradiso, o una camera come quella di Boltanski, con l’elenco dei nomi dei deportati, i vestiti, i capelli, le ceneri, tanto le guerre sono finite, gli ebrei sono tornati ricchi e i trucchetti patetici per spettatori progressisti vanno di moda. Non fanno per me. Io sono una donna fredda, cattiva, furiosa: (lo sai che Boltanski vorrebbe vendersi a un miliardario per essere osservato dipingere, in ogni ora del giorno, per non so quanti anni? Ecco la Grande Stronzata del Visibile!).
Io posso solo offrire ai miei affezionati spettatori la mia Stanza delle lame.
Ieri ho sognato di essere un ragno gigantesco e i filamenti della mia ragnatela avevano la stessa consistenza di questo bellissimo acciaio. Ma era un sogno, più che sgradevole, noioso. Simile a migliaia di altri che ho dovuto subire nella mia lunghissima vita.
Aspetto la tua critica, allora. I commenti degli altri.
Nello studio ho tanti di quei rasoi con cui allestire tante altre stanze per le vostre dita tranquille. Potrei festeggiare le mie cento candeline con cento coltelli.
Tua Louise
