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Nel suo libro Pagine esoteriche il grande Fernando Pessoa, poeta-alchimista, ha scritto: “In primo luogo necessita sentire i simboli, sentire che i simboli hanno vita e anima – che i simboli sono come noi”, ma per “sentire” tali emblemi (e già il sentire un segno, e non il vederlo, risulta oltremodo difficile se non si possiede una percezione che va “oltre”) si richiede un’intelligenza analogica che metta in relazione eventi differenti, cercando tra loro affinità o diversità, e ciò in accezione “laterale alla norma”, come in filosofia si dice, perché un simile procedere si allontana dalla gerarchizzazione della logica lineare e, con il gioco delle metafore, delle visualizzazioni, delle similitudini, il tutto diviene utile per aprire nuove capacità di relazionarsi per condividere conoscenze.
Di tale intelligenza, chi sa d’arte, mi dice che io sia fornito… un’intelligenza la quale, seguendo le tracce lasciate da un altro grande come il poeta Andrea Zanzotto, ha dato vita a un insieme di opere (non ancora esposte) che di certo sarebbe piaciuto anche a un altro sommo studioso del misterico e dell’arcano, cioè lo scrittore, poeta, filosofo e storico Édouard Schuré il quale, nel suo I grandi iniziati riuscì degnamente ad avvicinare fra loro la vita e il pensiero di alcuni dei massimi maestri spirituali dell’umanità: Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù, infatti in esso scrisse: “Il mondo non ha mai conosciuto uomini d’azione più elevati; di loro Rama non lascia scorgere che l’ingresso del tempio, Krishna ed Ermete ne danno la chiave, Mosè, Orfeo e Pitagora ne mostrano l’interno, Gesù Cristo ne costituisce il tabernacolo”. Con lo stesso animo mi sono posto di ripercorre la storia dei cosiddetti “fondatori del sapere primigenio”, collegandone gli insegnamenti simbolicamente e, confido, in modo suggestivo, così da far emergere un unico grande disegno, una mistica universale, sviluppando, in accezione visiva e letteraria, un processo di rivelazione evolutiva-diacronica della conoscenza nelle sue infinite forme.
Non scordiamoci che il nostro “rapporto” tra i due Paradisi, quello primordiale, “perduto”, ove la divinità, in base alla nostra tradizione, collocò l’essere umano appena creato, e quel luogo celeste (per alcuni anche terrestre), dove verranno destinati gli uomini giudicati dalla divinità come “giusti”, nonché l’altrettanto tradizionale passaggio dagli inferi (cioè dall’IO al NOI), al fine di compiere la chiusura di detto cerchio ermetico, in primo luogo è giunto ad Abramo poi agli occidentali dall’insegnamento del profeta iranico Zarathuštra il quale, fra i primi, parlò di un dio unico, Ahura Mazdā, creatore di ogni cosa. A questa divinità si oppose Angra Mainyu, spirito inizialmente creato dallo stesso Ahura come votato al bene, però a lui ribelle, acquisendo, per tale motivo, la natura di “essenza del male”. Detta opposizione cosmica tra Bene e Male riguardava sia il mondo sovrasensibile, in quanto agli spiriti del Bene, gli Ameša Spenta, si opponevano gli spiriti del Male, i Daēva, che seguirono nella ribellione Angra Mainyu, ma anche gli umani, chiamati nella loro vita a scegliere, appunto, tra ciò che era buono e ciò che era cattivo. Detta scelta sarebbe quindi stata o premiata o punita da Ahura Mazdā quando, alla fine dei tempi, il massimo dio, l’onnipotente, avrebbe sconfitto definitivamente, con l’aiuto degli Angeli di Luce, Angra Mainyu e le schiere demoniache a lui fedeli, cioè gli Angeli della Tenebra.
Quindi, e assolutamente non a caso, questa serie di opere da me realizzate di recente (delle quali vi affido un’anteprima) si divide in vari capitoli ed è risultanza tra la Catabasi, o discesa nel regno delle ombre, quindi la perduranza in essa, e poi l’Anabasi, l’elevazione, l’ascesa verso i cieli… verso la luce, divenendo (si spera) pregevole summa di ciò che finora ho enunciato. Di seguito, nel suo nucleo portante, è perciò di una Resurrezione o, meglio, di una Rinascita che vado a trattare, in modo che ancora una volta spiritualità e arte rivelino di essere strettamente collegate; del resto, così come molti testi sacri ci tramandano, un individuo che abbraccia la via della ricerca interiore o, se vogliamo, del “risveglio”, dovrà necessariamente riattivare la propria creatività in modo da poter raggiungere la meta fissata, e ciò nel reale… nel proprio reale. Non a caso, a riguardo di questa volontà di azione, lo psichiatra, psicoanalista, antropologo, filosofo Carl Gustav Jung introdusse il concetto di “immaginazione attiva”, cioè quella pratica che, connettendoci con le visioni presenti nel nostro inconscio, ci aiuta, teoricamente, a ritrovare noi stessi. Infatti l’immaginare, affermava Jung, era diverso dal fantasticare, perché se l’immaginazione, in effetti, crea la realtà, quindi contribuisce al cambiamento interiore ed esteriore, il fantasioso, al contrario, è dimensione che si dimostra, nel divenire, oltremodo fuorviante quindi passiva se non negativa.
Perciò valida a tal punto la formula: “Fantasticando, il mondo non cambia; immaginandolo, invece sì”.Quale compendio di tale proiezione di ordine sapienziale, questa serie di opere vorrebbe risultare un vero e proprio viaggio nei tre tempi lineari in cui il futuro, con somma speranza, lo si può definire Rinnovamento, se non, a tutti gli effetti, Redenzione… in cui il “redento” è colui che si libera da uno stato di inferiorità, di impurità, di sofferenza, divenendo tema centrale di tutte le mistiche – religiose, laiche o filosofiche – che hanno la salvezza quale fine… cioè quel traguardo figlio del soteriologico dove tale riscatto trova massima valenza nell’Impresa Aurea dell’Anima o “Grande Opera”, che dir si voglia.
Ebbene sì, è nella famosa e ritrovata Pietra Filosofale che il tutto, ancora, andrebbe a incarnarsi, là dove io vedo (e ciò: da sempre) una possibilità per il domani.
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Gian Ruggero Manzoni
Nasce nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (RA), dove tuttora risiede. Poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, Gian Rggero Manzoni ha soggiornato per lunghi periodi in Belgio, in Francia e in Germania. Nei primi anni ’80 è stato redattore della rivista “Cervo Volante” di Roma, diretta da Achille Bonito Oliva ed Edoardo Sanguineti. Ha curato, assieme a Valerio Magrelli, la Sezione Poesia per “Arte allo Specchio”, Biennale di Venezia 1984. Ha diretto le riviste d’arte e letteratura “Origini” e “ALI”. Sue poesie sono state musicate da Fernando Mencherini, Nicola Franco Ranieri, John de Leo, Stefano Scodanibbio, Salvatore Accardo. Ha al suo attivo oltre 45 pubblicazioni con case editrici come Feltrinelli, Il Saggiatore, Scheiwiller, Sansoni, Diabasis, Moretti & Vitali, Raffaelli, Skirà/Rizzoli, Guaraldi, Matthes & Seitz Verlag (in Germania e per i paesi di lingua tedesca), Emede (in Argentina e per i paesi di lingua spagnola).