PER “IL LIBRO DEL TU”. Massimo Barbaro

I testi sono tratti da: Massimo Barbaro, Il libro del tu, MC edizioni, collana “Gli insetti” diretta da Pasquale di Palmo, 2023.

Le immagini sono di Giovanni Castiglia

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Leggere Il libro del tu è seguire il ritmo di un pensiero che non pensa se stesso. Gli aforismi non hanno una funzione ermeneutica; sono incursioni, frasi, commenti, osservazioni. Si cammina dentro riflessioni vagabonde e disincantate con il passo dei flâneurs che vanno nel mondo senza meditare nessuna meta. Il libro del tu, che si dipana in dieci sezioni, non prevede un tu preciso ma una molteplicità di voci che si spalanca nel multiverso dell’immaginazione-scrittura e poi evapora, usando le parole per fare a meno delle parole. Qui leggiamo una poesia che si nasconde dietro i pensieri e non si rivela nei versi: un ininterrotto journal bisbigliato a mezza voce, fra incertezze, interrogazioni, sospensioni, trasalimenti. Nessuna frase ha una direzione assertiva o un significato sapienziale; si snoda, fluisce, va, si chiede, si risponde, inciampa, traballa. Il libro del tu è un soprassalto lirico-filosofico che l’autore attraversa come un bosco di cui intravede fiocamente i rami degli alberi. “Un libro che esula da qualsiasi genere, ponendosi sul sottile discrimine che separa l’aforisma dalla poesia” (Pasquale Di Palmo). Mi viene spontaneo chiedere cosa sia necessario per leggere e godersi questo libro. Mi rispondo così: un senso di trasparente libertà interiore, di intima innocenza, quella che si annida in un uomo immune da vincoli di potere, di sapere, di ideologia. In un poeta consapevole. (M.E.)

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ANTOLOGIA

Sei sempre sotto la minaccia dei gesti. I gesti ti ricattano.

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Non credere che la musica riempia il vuoto.

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La musica fluidifica. Toglie attriti, lubrifica.

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Fai ogni cosa come se fosse scritta su uno spartito. Non sia leggere, lo so. Ma tu sai ascoltare.

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L’aria fresca al mattino da una finestra Spingiti olre. Basta semplicemente andare.

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Le foglie e il tempo. Sin da bambini.

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Ci sono dolori che sprofondano, abissali. E dolori che si estendono, si allargano. E poi quelli in cui perdi ogni direzione.

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Fatti trovare.

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Scrivi con cattiveria, come lo scultore che fa calchi.

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Dormi di più. Maledici la mancanza di sogni come la vera povertà.

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Respirare. La vita visibile.

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Vuoi salvarti? Esci da te. Ti allontani, ti vedi. Di spalle. Contro il mondo, di sfondo, Nessuno, intorno.

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Accarezza tutto. Tieni tutto, invece.

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La sola salvezza.

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In pena. Timore che non lo farai. Che non ce la farai.

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Hai per caso appreso l’arte dell’equilibrio? Ma guàrdati.

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La sofferenza alimenta la scrittura. Ti vedo. Vai in giro col lanternino. Se è vero che scrivere cura, tu vai a cercare la malattia per il piacere di guarire.

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E come vedi non è vero.

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Abbandonato lì. Sul ciglio. Al bivio.

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Smettere di parlarti.

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A chi sto parlando? Non ti ho mai parlato. Solo ascoltato.

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L’enigma, se c’è (io non credo), risolvilo. Tu.

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Alcuni testi del libro erano apparsi nel blog Scritture a questi link:

Massimo Barbaro

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