DELIE. Maurice Scève

(traduzione di Lucetta Frisa)

**

V

La mia Signora, l’arco d’amore in pugno

tirava su di me per attirarmi a sé:

ma guadagnai alla corsa e sì lontano

che non sapeva più dove mirare

Così vedendomi sottrarmi sano

e salvo senza che il mio corpo fosse scalfito

vòlgiti, disse, verso di me in fretta

fuggi il mio arco o il potere, che è suo?

Non fuggo, dissi, né l’arco né la freccia:

ma l’occhio tuo che il mio cuore ha ferito.

*

Ma Dame ayant l’arc d’Amour en son poing

Tiroit à moy, pour à soy m’attirer:

Mais je gagnay aux piedz, et de si loing,

Qu’elle ne sceut oncques droit me tirer.

Dont, me voyant sain et sauf retirer.

Sans avoir faict à mon corps quelque bresche:

Tourne, dit elle, à moy, et te despeche.

Fuys tu mon arc, ou puissance, qu’il aye?

Je ne fuys point, dy je, l’arc ni la flesche:

Mais l’oeil qui feit à mon coeur si grand playe.

**

VI

Vivevo l’aprile della mia adolescenza

libero e ignaro d’ogni male a quell’età

e l’occhio inesperto d’ogni danno

fu sorpreso dalla tua dolce presenza

che per il suo alto e divino magistero

sbalordì l’anima e la sensualità

e coi suoi occhi l’arciere audacemente

a lui soltanto asservì la mia sorte

e da quel giorno lui continuamente

guidò nella bellezza vita e morte.

*

Libre vivais en l’Avril de mon âge,

De cure exempt sous celle adolescence

Où l’oeil, encor non expert de dommage,

Se vit surpris de la douce présence

Qui par sa haute et divine excellence

M’étonna l’âme et le sens tellement

Que de ses yeux l’archer tout bellement

Ma liberté lui a toute asservie;

Et dès ce jour cotinuellement

En sa beauté gît ma mort et ma vie.

**

VII

Quella bellezza che fece bello il Mondo

quando lei nacque in cui morendo vivo,

impresse nella mia luce rotonda

non solo i suoi vivi lineamenti:

ma tanto fu il mio spirito rapito

mirando la sua mirabil meraviglia,

che, quasi morto, sua deità mi sveglia

nella chiarezza di mie funebri voglie

e più m’accende e più ne sbalordisco

più mi inabissa in tenebre profonde.

*

Celle beauté qui imbellie le Monde

Quand nacquit celle en qui mourant je vis,

a imprimé en ma lumière ronde

non seulement ses lineaments vifz:

mais tellement tient mes espritz ravitz.

En admirant sa mirable merveille,

que,presque mort, sa Deité m’esveille,

en la clarté de mes desirs funebres,

où plus m’allume, et plus, dont m’ésmerveille,

elle m’abysme en profondes tenebres.

**

Maurice Scéve (Lione, 1501-1564 circa), poeta. Pubblica Délie. Objet de plus haute vertue, a Lione nel 1544. Nel 1533 studia ad Avignone in compagnia di amici italiani. Partecipa al ritrovamento delle spoglie di Laura, cantata secoli prima da Petrarca. La donna amata sotto il nome di Délie fu probabilmente la poetessa Pernette de Guillet, lionese (1520-1545). Una traduzione parziale di Delie, a cura di Diana Grange Fiori, è apparsa in italiano per le edizioni Einaudi nel 1975.

Maurice Scève

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